AGI - È morto a Genova all'età di 94 anni Gianni Berengo Gardin. Prossimo ai 95 anni (era nato il 10 ottobre 1930), è stato uno dei più importanti fotografi italiani. Le sue immagini in bianco e nero sono celebri e tra le più riprodotte in tutto il mondo, dallo scatto dell'automobile che guarda il mare alle grandi navi nella laguna di Venezia. Era presidente del Centro di forografia italiana di Brescia.
Gardin era nato a Santa Margherita Ligure, ma l'infanzia e gli studi li aveva fatti a Venezia, per poi trasferirsi a Milano. Con Carla Cerati nel 1969 pubblicò "Morire di classe", il reportage fotogiornalistico dai manicomi che fu tra le opere a muovere le sensibilità per quella che poi è diventata la legge Basaglia. Il fotografo era fedelissimo alla sua Leica, che portava sempre al collo o tra le mani.
Il cordoglio del ministro Giuli
"Con Gianni Berengo Gardin perdiamo un maestro indiscusso della fotografia. Un autentico esploratore che ha saputo raccontare l'umano e la natura in tutti gli angoli della terra. Il suo sguardo ha illuminato la storia del Novecento". Lo dichiara il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
La sindaca di Genova, ha saputo racocntare la storia e le trasformazioni
La sindaca di Genova, Silvia Salis, esprime il cordoglio personale e di tutto il Comune per la scomparsa di Gianni Berengo Gardin, "uno dei più grandi maestri della fotografia italiana e un instancabile testimone del nostro tempo", sottolinea.
"Con il suo sguardo sensibile, acuto e mai retorico, ha saputo raccontare la storia dell'Italia - aggiunge - dalle trasformazioni sociali ed economiche del dopoguerra ai piccoli gesti quotidiani, con una coerenza stilistica e un rigore morale che lo hanno reso una figura unica nel panorama culturale internazionale Berengo Gardin ha spesso incrociato la sua arte con Genova, città che conosceva profondamente e a cui era legato da un affetto autentico. Le sue fotografie, molte delle quali dedicate al nostro porto, alle strade, ai mestieri ormai scomparsi, ci restituiscono una Genova fatta di memoria e cambiamento, in cui l’identità collettiva si intreccia con lo scorrere del tempo. La mostra "Storie di un fotografo", - ricorda Salis - che negli scorsi anni ha fatto tappa a Palazzo Ducale con un intero capitolo dedicato alla nostra città, è solo uno degli esempi più significativi di questo legame profondo. I suoi racconti in bianco e nero con la sua inseparabile macchina 'Leica' resteranno immagini indelebili nell'arte e nella cultura del nostro Paese. A nome dell'Amministrazione comunale e di tutta la città di Genova, esprimo il più sincero cordoglio per la sua scomparsa e la nostra riconoscenza per l'eredità preziosa che ci lascia".
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