AGI - Narcotizzato con un farmaco sciolto in una limonata, poi una iniezione di insulina e quindi soffocato con un laccio. Sarebbero i tre passaggi con i quali Lorena Venier ha descritto agli inquirenti l'omicidio del figlio Alessandro di 35 anni, presente la sua compagna, Mailyn Castro Monsalvo. A entrambe è contestato il reato di omicidio pluriaggravato.
Tutto sarebbe maturato in un crescente clima di violenza con reiterati e gravi episodi di maltrattamenti. Da quanto trapelato questa mattina dell'udienza davanti al gip di Udine delle due indagate, la calce per coprire la salma era stata acquistata online prima del delitto, a riprova della premeditazione del reato. Sono emersi inoltre i comportamenti di Alessandro Venier nei confronti della compagna, tali da metterne a rischio la sua stessa sopravvivenza.
Istigazione all'omicidio
"L'unico modo per fermarlo è ucciderlo", avrebbe detto Mailyn Castro Monsalvo alla suocera. Per questa ragione alla 30enne colombiana, difesa dall'avvocato Federica Tosel, viene contestato anche il reato di istigazione all'omicidio, a differenza della premeditazione e delle altre aggravanti legate al vincolo di parentela, alla presenza di un minore, all'occultamento e vilipendio di cadavere, contestate a entrambe.
Richiesta di arresti domiciliari
Nel corso dell'udienza il difensore di Lorena Venier ha chiesto per la sua assistita il beneficio degli arresti domiciliari "avendo fornito piena confessione e riferito ogni singolo dettaglio" di quella che lei stessa donna ha definito "una cosa mostruosa". Non ci sarebbe dunque alcun rischio di inquinamento delle prove, né di fuga, visto che le due donne avrebbero avuto tutto il tempo di rendersi irreperibili dal giorno del delitto, venerdì 25 luglio. Quindi anche la loro richiesta di intervento delle forze dell'ordine. Non ci sarebbe inoltre il rischio di reiterazione del reato. Anche per Lorena, così come già per Mailyn Castro Monsalvo. Il gip si è riservata la decisione.
Poco dopo le 9 di questa mattina, Maylin Castro Monsalvo, 30 anni, e Lorena Venier, 61 anni, sono comparse dal gip del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, nell'udienza di convalida del loro fermo. Entrambe sono sospettate dell'omicidio del 35enne Alessandro Venier di Gemona del Friuli (Udine). Ad assistere le due indiziate, gli avvocati Francesco De Carlo e Federica Tosel per la 30enne, Giovanni De Nardo per la 61enne.
Richiesta di custodia attenuata
La difesa della 30enne colombiana Mailyn Castro Monsalvo, che ha ucciso e fatto a pezzi il compagno Alessandro Venier, 35 anni, insieme alla suocera Lorena Venier, 61 anni, ha chiesto la custodia attenuata per detenute madri di prole inferiore a un anno, prevista dalla legge. In questo modo, la donna potrà prendersi cura della bimba di sei mesi avuta da Venier. Lo ha reso noto l'avvocato difensore della donna, Federica Tosel, al termine dell'udienza di convalida dell'arresto svoltasi al Tribunale di Udine, davanti al Gip Mariarosa Persico.
La richiesta della Procura
"La mia assistita si è avvalsa della facoltà di non rispondere - ha detto il legale di fiducia ai giornalisti - anche perché le sue condizioni psicofisiche sono precarie". Durante l'udienza, facilitando la comprensione a una persona che è di madrelingua spagnola, il giudice ha descritto quanto avvenuto e Mailyn e la donna ne avrebbero preso coscienza. La Procura per la donna ha chiesto la custodia cautelare in carcere, contestando, oltre all'omicidio volontario premeditato, in concorso, aggravato dalla presenza di una minore, anche il vilipendio e l'occultamento di cadavere. Il gip si è riservato la decisione.