AGI - “Ogni parola ha conseguenze”, diceva il filosofo francese Jean-Paul Sartre. In un certo modo, a Giosuè Ruotolo – nato nel luglio 1989 a Somma Vesuviana, in Campania - averne scritte alcune gli è costata una condanna all’ergastolo confermata dai giudici della Cassazione nel giugno di tre anni fa, quando è stato respinto il ricorso straordinario presentato dai suoi legali. È stato ritenuto colpevole di aver ucciso a colpi di pistola, la sera del 17 marzo 2015, il commilitone dell’Esercito Trifone Ragone, 29 anni, originario del Baresano, e la sua fidanzata Teresa Costanza, di 30, siciliana, mentre erano nella loro auto dopo essere usciti dalla palestra nel Palazzetto dello Sport di Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia.
Le parole che c’entrano? Le tracce che portavano a Ruotolo erano tante: video, intercettazioni, perquisizioni, interrogatori e altre ancora, messe insieme dalle indagini degli organi territoriali dei carabinieri. Tutti elementi utili che però andavano rafforzati con altre fonti di prova. Le hanno fornite gli psicologi del Reparto analisi criminologiche (Rac) del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Racis) in un rapporto consultato dall’Agi. È con l’arrivo degli psicologi dell’Arma, infatti, che è entrato nell’inchiesta l’esame dei vocaboli-indizio. Le loro carte raccontano di che si tratta e i dettagli di quell’investigazione.
Stando agli atti, spacciandosi per un altro il caporalmaggiore campano aveva inviato molteplici messaggi alla coppia. Stesso autore, stessa mano? L’analisi di qualità e frequenza dei lemmi usati ha appurato proprio questo. Non solo. Durante l’accertamento, gli esperti della sezione “Psicologia investigativa” hanno portato in superficie anche il presunto movente del duplice omicidio: “Gelosia e rancore nutriti da Giosuè per Trifone – si spiega nelle note del Reparto - invidiato per la sua avvenenza, per il suo successo con le donne e per essere stimato nell’ambiente lavorativo e sportivo, culminato – si aggiunge - anche in una lite furibonda tra i due a cui si è aggiunto il timore di provvedimenti disciplinari che avrebbero compromesso il passaggio a tempo indeterminato del Ruotolo nell’amministrazione della Difesa”. E la povera Costanza? Avrebbe pagato “la colpa di essere la fidanzata di Trifone – concludono i militari - nonché testimone scomoda dell’omicidio”.
La sentenza riferisce che da un computer della caserma dove prestava servizio, “Ruotolo aveva aperto un profilo ‘facebook’ anonimo, tramite il quale aveva contattato Teresa Costanza a nome di una sedicente amante del Ragone per informarla – si precisa - della loro relazione, in realtà inesistente, al fine di indurre la giovane a lasciarlo”. Trifone lo ha scoperto, è arrivato alle mani con Ruotolo (che era stato pure suo coinquilino) e quindi quest’ultimo avrebbe meditato vendetta.
Ma in che modo è stato possibile stabilire chi fosse l’autore dei testi? Gli specialisti del Rac hanno condotto “studio e analisi su sintagmi ed espressioni linguistiche stilistiche delle chat Facebook tra ‘Anonimo Anonimo’ (così si era soprannominato Ruotolo, ndr) e Costanza Teresa. La valutazione quantitativa di contenuto e qualitativa – precisano gli operatori - si è prefissata di descrivere le aree personologiche e gli stati emozionali dello scrivente tenendo in considerazione modalità comunicativa, stile linguistico, componenti ricorrenti e caratteristiche del suo scrivere. Inoltre, calcolo e commento degli indici verbali (lessicale, grammaticale, semantico)”.
Quindi, l’altra fase degli accertamenti: passare al setaccio la tanta documentazione digitale a disposizione. Cioè: “Messaggistica, messaggi chat Facebook di Ruotolo, della sua fidanzata Maria Rosaria Patrone, WhatsApp, File Excel contenente sms scambiati tra Giosuè Ruotolo e la ragazza tra il 10 marzo 2014 e il 23 settembre 2015. E infine – terminano i carabinieri - il messaggio recuperato nella cartella Note del dispositivo cellulare in uso alla compagna Patrone e dieci messaggi di Anonimo Anonimo”.
Avere a che fare con i computer era il lavoro di Ruotolo. Gli Ermellini lo hanno descritto come “manutentore hardware e installatore di software”. Perciò, assai capace con tastiere e pc e forse un po’ meno con i termini della lingua italiana. Probabilmente il sottufficiale dava voce ai suoi pensieri appoggiandosi su locuzioni che per lui erano più familiari di altre: quelle che usava in ufficio, con i colleghi, gli amici. E le parole hanno condotto all’autore, a lui, riservando pure qualche sorpresa.
“È stato possibile ipotizzare che – argomentano gli esperti - per aspetti espressivo-linguistici del contenuto e qualitativi, il sedicente ‘Anonimo Anonimo’ fosse un soggetto scrivente eterogeneo e simile per stile linguistico, grammaticale, ricorrenze stilistiche, assetto motivazionale, complessità creativa e mistificatrice al profilo linguistico-scrittorio della coppia Ruotolo-Patrone”. Cioè, erano loro due a martellare gli innamorati “rivali”. “Lo stile linguistico, grammaticale e di ricorrenze stilistiche – circostanziano i militari - si avvicinava maggiormente al profilo scrittorio di Giosuè Ruotolo”. Mentre “la complessità creativa e mistificatrice, motivazionale e di ruoli fittiziamente interpretati – precisano - caratterizzavano maggiormente il profilo comunicativo e scrittorio di Maria Rosaria Patrone” (la quale nel giugno 2019, all’epoca ventottenne, ha patteggiato 10 mesi di reclusione per false informazioni ai pm e favoreggiamento nei confronti di Ruotolo).
I carabinieri sono stati molto abili a destreggiarsi nella gimkana di frasi. Sono arrivati a individuare peculiarità davvero significative. Del tipo: “Dall’analisi delle chat tra Teresa e Anonimo Anonimo – si soffermano gli specialisti nel loro report - si rileva un’incidenza maggiore del termine ‘oggettivo’, per suffragare le proprie esternazioni rendendole maggiormente credibili e indurre la lettrice a credere che il fidanzato Trifone la tradisse con la sedicente Annalisa autrice dei messaggi”.
Fino a scendere a considerazioni ancora più in profondità. Per esempio: “I contenuti – osservano i militari del Reparto - rivelano una costante competizione sul piano sentimentale, estetico e sessuale che l’Anonimo mette in atto nei confronti di Teresa. Poi ci sono i contenuti offensivi di Anonimo nei confronti di Teresa a prevalente connotazione sessuale”. E sono una carrellata: “Ti sta sfruttando, tu sei una puttanella che dorme, sei cornuta, mi fai quasi pena. Resta nella tua ignoranza e con le tue corna, sei proprio una troia senza cervello. Vai a quel paese tu e il tuo pervertito”. Il finale, però, è stato diverso.