AGI - Due rivolte nel carcere della Dogaia di Prato, hanno portato all'apertura di un fascicolo. Il primo episodio, avvenuto il 4 giugno 2025, promosso da cinque detenuti, di nazionalità italiana, marocchina e libica, ristretti all'interno della quinta sezione del reparto Media Sicurezza, consistita - spiega la procura di Prato - nel compimento di atti di violenza, di minaccia e di lesioni ai danni di sei appartenenti alla polizia penitenziaria, che si è articolata nei termini che seguono.
Gli autori minacciavano di morte il personale di Polizia Penitenziaria intervenuto, brandendo oggetti (una spranga ricavata dal profilo metallico della finestra di sezione, che veniva divelta, armi rudimentali ricavate da suppellettili, una bomboletta a gas, una grappa artigianale bollente, un cacciavite, un paio di forbici e uno sgabello) e manifestando l'intenzione di non voler rientrare nelle rispettive camere di pernottamento, con frasi del tipo "stasera non rientriamo perché vogliamo fare la guerra", "chiama la squadretta e quel c.... del comandante oggi si fa la guerra", "si muore solo una volta o noi o voi".La procura ricostruisce ancora che si rifiutavano di eseguire l'ordine, proveniente dall'agente addetto alla vigilanza e osservazione e dai preposti, di fare rientro in cella.
La seconda, nel corso della giornata di sabato 5 luglio 2025, a seguito dell'operazione condotta il 28 giugno scorso, avvenuta all'interno della prima sezione del reparto Media Sicurezza, consistita nel barricarsi da parte di un gruppo di almeno dieci detenuti che occupavano la sezione, rovesciando il carrello del vitto contro il cancello di sbarramento per impedire l'accesso degli agenti di vigilanza, nel tentare di incendiare
materiale, nell'operare per sfondare il cancello di sbarramento, utilizzando una branda e una spranga ricavata dalla spalliera della stessa branda, nell'utilizzare cacciaviti, fornellini muniti di bomboletta, pedaliere prelevate da carrozzine, una pentola del diametro di 23 cm e altro materiale. Rivolta che veniva sedata grazie all'intervento degli agenti penitenziari antisommossa. La procura guidata da Luca Tescaroli ha avviato un procedimento per i delitti di rivolta, di resistenza a pubblico ufficiale, di lesioni, di danneggiamento.
Stupri e torture tra detenuti
Nell'ambito dell'inchiesta sul carcere la Dogaia di Prato è "al vaglio la condotta di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria. Condotte che - informa la procura - hanno indotto a sensibilizzare il prefetto e il questore di Prato al fine di valutare l'adozione delle necessarie iniziative a tutela dell'ordine pubblico esterno al carcere in occasione delle attività di ricerca della prova in corso. Il ricorso e la gestione della violenza in seno alla struttura penitenziaria da parte di detenuti in pregiudizio di altri. All'interno della struttura carceraria pratese", si legge sempre nella nota della procura "si registrano svariate condotte a base violenta da parte di detenuti in pregiudizio di altri, che i sistemi di controllo non riescono ad arginare. Si sono verificati, al contempo, negli ultimi anni, gravi episodi di tortura e di violenza sessuale che rendono insicura, degradante e non dignitosa la vita da parte dei detenuti ristretti, già privati del bene supremo della libertà in quanto ristretti in carcere per delitti commessi".
In proposito, vanno segnalati "la violenza sessuale posta in essere nel settembre 2023, in più riprese, da un detenuto di nazionalità brasiliana di trentadue anni, consistita nell'aver sodomizzato - con il ricorso alla grave minaccia di tagliargli la gola con un rasoio e alla violenza fisica, consistita nell'afferrarlo per il collo - il compagno di cella di trentatré anni di nazionalità pachistana. E in fase di notifica l'avviso di conclusione delle indagini preliminari".
Il secondo episodio "consiste nell'aver due detenuti, rispettivamente di trentasei anni e di quarantasette anni, torturato un detenuto omossessuale, tossicodipendente alla prima esperienza carceraria, cagionandogli acute sofferenze fisiche e un trauma psichico, sottoponendolo a violenza sessuale di gruppo e cagionandogli gravi lesioni, nell'arco temporale compreso tra il 12 e il 14 gennaio 2020, all'interno della camera detentiva della quinta sezione, ove erano ristretti. Sono risultati, infatti - alla stregua delle risultanze investigative, dopo alcuni giorni di percosse (schiaffi, pugni su braccia e spalle e ginocchiate all'addome e alla schiena) e offese verbali - comportamenti degli imputati tesi a costringerlo a praticare loro un rapporto orale, colpendolo due volte con una mensola di legno alla testa, con pugni e ginocchiate alle costole, minacciandolo di morte.
Successivamente, sincerandosi che gli appartenenti alla polizia penitenziaria non si avvicinassero, in orario pomeridiano, lo costringevano ad abbassarsi i pantaloni e a subire penetrazioni reiterate a turno. E nei giorni seguenti continuavano ad offenderlo, colpendolo con alcune mazze di legno sulle braccia e sulle gambe e attingendolo più volte sulla testa con una pentola rovente. Indi, lo costringevano, ancora una volta, a subire rapporti sessuali (sodomizzazione) e a praticare rapporti orali. Le condotte violente provocavano gravi lesioni alla vittima, fra le quali, la frattura composta della sesta costola destra, lividi ed ematomi su più parti del corpo, lacerazioni" varie e "seri problemi psicologici con sintomatologia perdurata per quattro mesi dai fatti. Nei confronti degli indagati è stato disposto il rinvio a giudizio, dopo l'effettuazione di incidente probatorio, ed è in fase di celebrazione avanzata il dibattimento
Nell'ambito di ulteriori perquisizioni disposte dalla procura di Prato, sono stati trovati ulteriori apparecchi nella disponibilità di detenuti per comunicare con l'esterno. "Nel progressivo e articolato percorso volto a recuperare e ripristinare la legalità in seno alla struttura penitenziaria in questione - spiega in una nota la procura - volto a sottrarre ai detenuti il controllo del carcere, molti dei quali hanno dimostrato la capacità di gestire l'afflusso e di occultare strumenti di comunicazione (complessivamente sono stati già rinvenuti 41 apparecchi telefonici, tre sim card e un router, dal luglio 2024 al 28 giugno 2025) fuori dal controllo di chi è chiamato a impedirlo e a reprimere, o con la complicità di chi tale ruolo riveste - occorre evidenziare che - nell'ottava sezione, che ospita la media sicurezza, all'interno di una cella - è stato rinvenuto e sottoposto a sequestro un ulteriore telefono cellulare custodito, privo di sim card, nella giornata di sabato 5 luglio2025.
La prosecuzione dello sforzo investigativo ha consentito di verificare, altresì, l'utilizzo di un grappolo ulteriori di telefoni non rinvenuti nel corso delle perquisizioni e delle ispezioni del 28 giugno decorso: uno è risultato impiegato il due luglio 2025; altro il primo luglio 2025; altri ancora il 27, il 28 e il 29 giugno 2025, mediante l'utilizzo di almeno tre diversi routers. Si tratta di un segno evidente della capacità dei detenuti e dei loro garanti di controllare gli spazi con il ricorso a soluzioni sempre diverse, che sfruttano anche la libertà di movimento e le agevolazioni di cui beneficiano i "permessanti" e la compiacenza di appartenenti alla polizia penitenziaria.
Altro detenuto, ristretto sempre in Alta Sicurezza, è riuscito persino a postare su un noto social network foto della propria cella. Si è, pertanto, reso necessario emettere, nell'ambito del procedimento penale instaurato presso quest'ufficio, nuovi decreti di perquisizione, ispezione e sequestro in seno all'Alta Sicurezza e alla Media Sicurezza del carcere La Dogaia per ricercare gli apparecchi rimasti nella disponibilità dei detenuti, che sono in fase di esecuzione con l'ausilio degli appartenenti alla Squadra Mobile di Prato, al Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria (Nir), all'Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza di Prato.