Il sovraffollamento carcerario è al 134%. Il caso di Milano San Vittore
Il sovraffollamento carcerario è al 134%. Il caso di Milano San Vittore

Il sovraffollamento carcerario è al 134%. Il caso di Milano San Vittore

Simona OIleni
Il sovraffollamento carcerario è al 134%. Il caso di Milano San Vittore
Nicola Marfisi / AGF - Una protesta dei detenuti di San Vittore di alcuni anni fa

Istituti con sovraffollamento critico

E ancora: sono 157 (pari all’83%) gli istituti penitenziari con un indice di affollamento superiore al consentito: in 63 di questi (pari al 33%) tale indice risulta pari e superiore al 150%. Tra i penitenziari con maggior tasso di sovraffollamento, il report del Garante - oltre a Milano San Vittore - segnala quelli di Lucca (236,84%), Foggia (218,06%), Brescia Canton Monbello (202,75%), Lodi (193,18%), Roma Regina Coeli (191,96%), Varese (190,57%), Como (189,82%), Bergamo (187,42%) e Chieti (187,34%).

Disparità regionali nella gestione

Dall'analisi del Garante su base regionale, inoltre, emerge una "situazione disomogenea": la quasi totalità delle regioni (17) registra un indice di affollamento superiore agli standard e solo 3 si collocano al di sotto della soglia regolamentare. Regioni quali Puglia (170,72%), Lombardia (153,28%), Molise (153,20%), Friuli Venezia Giulia (152,53%), Basilicata (150%), Lazio (148,73%), Veneto (149,12%), mostrano, scrive il Garante, "un preoccupante indice di sovraffollamento, in buona parte determinato dal divario in negativo tra persone detenute presenti e posti regolarmente disponibili".

Un problema strutturale e non emergenziale

Il sovraffollamento degli istituti penitenziari "non può essere definito un’emergenza - si legge nel report del Garante - ma piuttosto una costante del sistema penitenziario che solo in alcuni momenti ha subito una deflazione", come, ad esempio, durante la pandemia Covid. "Le strutture penitenziarie sono ricettive al di sopra della loro capacità, ospitano un numero di detenuti che supera la capienza regolamentare creando precarietà nella vita quotidiana", rileva il Garante, osservando che "l’incremento del numero dei detenuti è dovuto agli ingressi in carcere in esecuzione di provvedimenti passati in giudicato". Un dato, questo, che "impone qualche riflessione - aggiunge - prima fra tutte quella sulla durata del processo in assenza di misure cautelari restrittive, e, di seguito, la possibilità, in presenza dei presupposti previsti, per l’ammissione a misure alternative alla detenzione".

L'importanza delle misure alternative

Secondo il Garante, un'"attenzione particolare" va data al "necessario potenziamento al ricorso alle misure alternative", soprattutto se "si valuta la presenza in carcere di persone che per pena inflitta o per residuo di pena da 0 a 3 anni che potrebbero accedere all’esecuzione penale esterna, in presenza dei presupposti di legge". Le persone detenute con pena residua fino a 3 anni sono infatti 23.995: escludendo i condannati per i reati più gravi previsti dall’articolo 4 bis che, in media, rappresentano circa il 16%, le persone che potrebbero beneficiare del sistema delle pene alternative sono circa 20mila.

Verso un sistema penale sostenibile

Infine, "non può non evidenziarsi - conclude il Garante - che il sistema sanzionatorio deve potenziare l’implementazione di percorsi di giustizia riparativa, in particolare per i reati di minore gravità, che incidano sui processi di responsabilizzazione dell’autore del reato e contestualmente alleggeriscano il sistema penitenziario": dunque, "è necessario un approccio integrato che congiunga la riforma del sistema penale, l’espansione delle misure alternative e un forte impegno verso la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone detenute" che "potrebbe contribuire significativamente a risolvere, in parte, il problema del sovraffollamento".

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