AGI - Si è presentato in caserma, ha confessato ai carabinieri e poi, sottoposto a un formale interrogatorio da parte del pm Felice De Benedittis, Salvatore Calvaruso si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il diciannovenne dello Zen non ha però evitato il carcere, perché il fermo nei suoi confronti è scattato lo stesso, con le accuse di strage, porto e detenzione illegale di arma da sparo. È dunque Calvaruso uno degli autori dell'eccidio di Monreale (Palermo), secondo i carabinieri del Comando provinciale, che conducono le indagini sulla tragica fine di Andrea Miceli, di 26 anni, del cugino Salvatore Turdo di 23 e di Massimo Pirozzo, anche lui di 26 anni.
L'avvocato Giovanni Castronovo, legale di Salvatore Calvaruso, ha rinunciato al mandato, alla vigilia della richiesta e dell'udienza di convalida del fermo, Lo ha reso noto lo stesso professionista, "dopo una lunga riflessione, tenuto conto del grande impegno che la vicenda richiede". Castronovo spiega di essere "mosso da grande senso di responsabilita' e di rispetto nei confronti di chi, in un momento assai particolare e delicato della sua esistenza, aveva deciso di affidarmi la sua difesa. Pero' mi trovo costretto a rinunciare, poiché' risulta assolutamente inconciliabile temporalmente con quella già assunta nell'ambito di tanti altri procedimenti di pari complessità".
Calvaruso dovrà nominare un nuovo difensore di fiducia. Il pm Felice De Benedittis ha tempo fino a domani per chiedere la convalida del fermo e il giudice dovrà decidere nelle successive 48 ore. Domani intanto sarà affidato l'incarico per l'esecuzione delle autopsie sulle tre vittime: saranno i medici legali Stefania Zerbo, Tommaso D'Anna e Simona Pellerito a esaminare i cadaveri dei cugini Andrea Miceli e Salvatore Turdo, di 25 e 23 anni, e di Massimo Pirozzo, anche lui venticinquenne. Mercoledì mattina potrebbe tenersi invece l'udienza di convalida al carcere Pagliarelli di Palermo.
Prove e testimonianze
Nella ricostruzione offerta da Calvaruso anche un riscontro considerato decisivo: sul luogo del delitto sono stati ritrovati un paio di occhiali da vista, che lo stesso indagato, nel corso delle dichiarazioni spontanee, ha ammesso essere propri. Difficilmente avrebbe potuto sapere di questo particolare. Stando alle foto sui social, tra l'altro, Calvaruso portava effettivamente gli occhiali.
Decisivi anche i riconoscimenti da parte di due testimoni oculari, di cui non sono state diffuse le generalità, e le dichiarazioni rese da un amico di Calvaruso, che gli aveva prestato il motorino. Nella notte si era presentato da lui, dicendogli di avere "combinato un macello", uccidendo due persone a colpi di pistola e chiedendogli di denunciare il furto del mezzo a due ruote, per allontanare i sospetti da sé.
Si cerca un complice
Sarebbero almeno due i giovani che avrebbero sparato a Monreale, al culmine di una lite "per futili motivi" in cui hanno perso la vita 3 giovani monrealesi. È quanto si evince dal provvedimento di fermo a carico di Calvaruso. Secondo la ricostruzione degli inquirenti infatti un gruppo di ragazzi palermitani - più di 5 - avrebbe scatenato la rissa con dei giovani del luogo e a un certo punto, "almeno due elementi" palermitani utilizzando le rivoltelle, ha aperto il fuoco scaricando oltre 20 colpi sulla folla.
Risultanze investigative
Sono gravi - secondo gli inquirenti - le risultanze investigative raccolte a carico di Calvaruso che ha confessato la propria responsabilità dinanzi alla polizia giudiziaria ma si è poi avvalso della facoltà di non rispondere dinanzi al pubblico ministero. La presenza sulla scena del crimine dell'indagato - oltre che dalle sue dichiarazioni - è stato confermato sia dalle immagini estratte dagli impianti di videosorveglianza sia da riscontri oggettivi. Calvaruso infatti avrebbe affermato che nel corso della lite culminata nella sparatoria avrebbe perso i propri occhiali. Gli investigatori dell'Arma hanno ritrovato un paio di occhiali perfettamente corrispondente a quelli utilizzati da Calvaruso (anche in una foto estrapolata dai social network). Due persone informate dei fatti hanno confermato la presenza di Calvaruso in via D'Acquisto, dinanzi al pub 365, dove è accaduta la sparatoria.
Contestazione del reato di strage
Sono oltre 20 i bossoli rinvenuti dalla polizia giudiziaria che ha effettuato i rilievi. I colpi sono stati sparati ad altezza d'uomo, alcuni hanno colpito delle fioriere, un altro il parabrezza di una vettura in sosta. Da qui la contestazione del reato di strage: a quell'ora la strada era molto affollata. Sulla base dei resoconti effettuati erano presenti tra le 50 e le 100 persone. Secondo gli inquirenti è stato "solo un caso" che persone attinte dai proiettili siano state 5, di cui 3 mortalmente, e non siano state prodotte più vittime.
Proseguimento delle indagini
Mentre l'indagato è stato trasferito al carcere di Pagliarelli ed in attesa del provvedimento di convalida da parte del gip, proseguono le indagini - coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Felice De Benedittis - per individuare anche tutti gli altri componenti del gruppo, incluso chi ha sparato oltre a Calvaruso, e alla ricerca delle armi utilizzate.
Dettagli della strage
I carabinieri lo avevano già individuato come il possibile autore della sparatoria nel centro del paese a 5 chilometri da Palermo, costata la vita a tre giovani monrealesi - Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno - e in cui sono stati feriti anche altri due ragazzi.
Arresto e accuse
Il decreto di fermo di indiziato di delitto è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo. Le accuse sono di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco. Il provvedimento è scaturito dagli esiti delle prime indagini svolte dalla Procura e dai militari. L'indagato è nel carcere dei Pagliarelli.
Il papà della vittima: "Vogliamo giustizia"
"Vogliamo giustizia. Giustizia vera". Parlano i papà di Salvatore Turdo e Andrea Miceli, due dei tre giovani uccisi a colpi di pistola nella strage di Monreale. Le famiglie dei due cugini sono riuniti a casa per darsi forza a vicenda. Queste non sono persone, non hanno sangue nelle vene", afferma Giacomo Miceli.
Andrea prima di finire sotto i colpi, ha tentato salvare il cugino e aveva fatto allontanare la fidanzata: "Era un ragazzo solare, amato da tutti, responsabile e la sua grande passione era il calcio. O fanno giustizia o me la faccio io".
"Non si può descrivere il dolore che proviamo, non si può descrivere", aggiunge l'altro papa', "mio figlio lavorava e il sabato usciva solo per divertirsi e purtroppo hanno incontrato ragazzi che erano li' solo con l'intenzione di uccidere. Non so se ora riusciremo ad andare avanti...". Un 19enne e' stato fermato per strage, ritenuto uno di coloro che ha sparato almeno venti colpi su una folla di cento persone. Si cerca un secondo giovane che avrebbe sparato con lui e altre tre persone. Il dolore e' inestinguibile e inconsolabile. I compagni della squadra di calcio di Andrea hanno appeso uno striscione a un balcone che si affaccia sulla piazza dell'eccidio: "Non lo spegni il sole se gli spari".
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