La Scala Santa: il forziere delle meraviglie
Sono la scala che Cristo salì andare da Pilato, il “Sancta sanctorum” e il Volto santo
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AGI - Tre meraviglie racchiuse in un unico forziere. Sono la Scala santa, il Sancta sanctorum (letteralmente “le cose sante tra le sante”) e il Salvatore in maestà (Volto santo). Si trovano nel Pontificio santuario nella chiesa di San Lorenzo in Palatio, accanto alla basilica di San Giovanni in Laterano. Il primo portento è la Scala santa. Secondo tradizione, è formata dai 28 gradini che Cristo salì per accedere al Pretorio di Gerusalemme dove fu interrogato dal prefetto romano Ponzio Pilato. Si racconta che nel 326 fu Elena (poi canonizzata), madre dell’imperatore Costantino, ad aver portato la gradinata dalla Terrasanta a Roma.
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Solo l’idea che quei marmi abbiano attraversato mare e monti per arrivare sin qui ha dell’eccezionale. Le cronache riportano che a San Giovanni la sistemazione dei gradini “avvenne di notte, al lume di torce e al canto di preghiere e salmi, messi in opera iniziando dall’alto perché non fossero calpestati dai piedi degli artefici, ma toccati solamente dalle ginocchia dei fedeli oranti”.
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Ci fu una memorabile visita che stabilì la nuova regola per avanzare sulla Scala. Era il 19 settembre 1870, vigilia della presa di Roma. Davanti alla gradinata si presentò il primo dei fedeli, Pio IX. Non si inerpicò coi piedi ma sulle ginocchia. E da allora è questo il modo di procedere. Arrivati in cima c’è il secondo stupore: la Cappella papale. È la trasposizione della parte interna del tempio ebraico di Gerusalemme dove – “sotto l’ale dei cherubini d’oro” – si trovava l’Arca dell’alleanza e dove una volta all’anno (nel giorno dello Yom Kippur, Festa dell’Espiazione) accedeva il sommo sacerdote.
In ultimo, il terzo incanto è la rappresentazione di Cristo: il Salvatore in maestà. È un’immagine acheropìta (realizzata da mano non umana) che la tradizione dà per dipinta da mano non umana: iniziata da san Luca e conclusa da un angelo. E si venera più che mai. Da parte loro, gli studiosi hanno provato a datarne le origini, ma l’esito è stato incerto: manufatto del V, VI o VII secolo? L’unico momento esatto fu quello del 753, quando per le vie di Roma l’opera fu portata in processione da papa Stefano II, scalzo, per allontanare il pericolo di un assedio longobardo. Poi un “dettaglio” dei giorni nostri. Tra queste mura ha esercitato il noto esorcista Candido Amantini, padre passionista scomparso nel ’92 all’età di 78 anni, per lungo tempo unico esorcista della Diocesi di Roma e poi “mentore” del collega padre Gabriele Amorth (anche lui scomparso), per vari lustri responsabile internazionale della categoria. Un luogo carico di energia positiva.
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