AGI - Una sorta di 'e' rovesciata che non ha suono, ma fa molto rumore quando si parla di inclusione. È la 'schwà' un simbolo fonetico sempre più diffuso, soprattutto sui social network, quando si vuole evitare di attribuire al soggetto di cui si parla una precisa connotazione di genere.
L'ultimo caso sorto sulla 'schwa' riguarda un giornalino scolastico, quello prodotto dagli studenti e dalle studentesse del liceo artistico Selvatico di Padova, il "Wild Times". In un articolo è stata utilizzata la schwa in una sorta di guida agli studenti. La preside dell'istituto, però, non ha gradito la scelta e - come riporta la stampa locale - ha chiesto la modifica del testo prima della pubblicazione, per una questione di rispetto della lingua italiana. Per chi il giornalino lo produce, però, si tratta di censura. Il confronto, tuttavia, è uscito dalle mura scolastiche e quelle della città di Padova, per arrivare a Roma.
Con la redazione del "Wild Times" si schiera la deputata del Pd, Rachele Scarpa: "Chi scrive per il giornalino ha compreso i valori della Costituzione molto meglio di chi dovrebbe educarli", afferma la deputata.
"Trovo triste che una battaglia che vuole raccontarsi come 'in difesa della lingua italiana abbia come esito la soppressione e la censura di ciò che liberamente viene scritto dalla comunità studentesca", prosegue Scarpa, sottolineando che la pluralità di voci e l'inclusione sono ricchezze da difendere, non pericoli da reprimere. Come recita l'Articolo 21 della Costituzione italiana, "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero...La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure: principi che gli studenti del Selvatico hanno fatto propri, rivendicandoli apertamente", rimarca ancora l'esponente dem. Non solo. Per Scarpa, il caso di Padova è la spia di un clima culturale "oscurantista e repressivo che l'attuale governo sta promuovendo nel mondo della scuola e della cultura".
La deputata democratica osserva come recenti prese di posizione ufficiali del Ministero dell'Istruzione - come la circolare di marzo che invita le scuole ad "attenersi alle regole della lingua italiana" evitando simboli come lo schwa - stiano di fatto scoraggiando ogni forma di sperimentazione linguistica e inclusiva: "Si sta diffondendo un messaggio pericoloso per cui chi prova ad aprire la scuola all'inclusività viene messo a tacere". A sostegno della dirigente scolastica, e contro la schwa, si schiera invece Fratelli d'Italia: "Condivido pienamente l'intervento della preside Soatto del liceo artistico 'il Selvatico' di Padova riguardo l'uso della schwa nel giornalino della scuola", afferma il senatore Luca de Carlo, coordinatore regionale Veneto di FdI: "Non c'è nulla di inclusivo in un linguaggio non comprensibile ed è bene che questo messaggio passi soprattutto nelle scuole".
De Carlo ricorda anche che "l'Accademia della Crusca ha più volte evidenziato che le pratiche come la schwa e l'asterisco non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego ostacola la leggibilità e l'accessibilità dei testi. Per far si', dunque, che l'art. 21 della Costituzione venga davvero rispettato è importante continuare a promuovere l'uso della lingua italiana - la lingua in cui è scritta infatti la stessa Costituzione - e non di altre invenzioni lessicali che invece di includere finiscono per escludere", conclude De Carlo. Sul sito dell'Accademia della Crusca il tema è molto dibattuto. L'Accademia ritiene grammaticamente accettabile l'accostamento della stessa parola declinata al maschile e al femminile (es. studenti e studentesse) pur ritenendo questa una scelta che "allunga e appesantisce il testo".
In alternativa, si utilizza spesso l'asterisco, che però la Crusca consiglia di limitare alle comunicazioni sindacali o professionali, comunque "in ambiti omogenei di persone", mentre "non è utilizzabile, a nostro parere, in testi di legge, avvisi o comunicazioni pubbliche, dove potrebbe causare sconcerto e incomprensione in molte fasce di utenti, nè, tanto meno, in testi che prevedono una lettura ad alta voce". Infine, a parere dell'Accademia della Crusca, lo schwa rappresenta "una proposta ancora meno praticabile rispetto all'asterisco, anche lasciando da parte le ulteriori difficoltà di lettura che creerebbe nei casi di dislessia".