AGI - È puntata sempre e solo su Sergio Ruocco l'attenzione di chi indaga sull'omicidio di Sharon Verzeni. Il compagno della giovane donna uccisa a Terno d'Isola nella notte tra il 29 e il 30 luglio è stato chiamato altre due volte nella caserma dei carabinieri di Bergamo ma solo per sbrigare "formalità legate ad attività d'indagine", come il sequestro del computer e dei telefoni avvenuto ieri. "Vado e torno, anche domani sarò la'. Il motivo? Me lo spiegheranno" dice ai cronisti uscendo dalla casa dei suoceri, a Bottanuco, con Bruno Verzeni.
Il tono è quello di sempre: tranquillo, solo lambito da una lieve increspatura di fastidio per i continui appuntamenti 'distillati' dai carabinieri. Per accompagnarli nei due sopralluoghi nella villetta dove viveva da 13 anni con la fidanzata e tre volte, tra ieri e oggi, per firmare documenti. In nessuno di questi casi è stato sentito, restano quindi due le occasioni in cui ha raccontato a verbale che dormiva mentre qualcuno accoltellava a morte la donna che avrebbe voluto sposa e madre dei suoi figli.
La sensazione è quella di una 'pressione' da parte degli investigatori, forse di fronte a qualche discrasia nella sua narrazione, anche se viene ribadito in continuazione il suo status di non indagato. "Non ho bisogno di un avvocato" assicura a chi domanda se non sarebbe meglio tutelarsi affidandosi a qualcuno che lo accompagni anche senza che eventuali sospetti sul suo conto vengano formalizzati.
In un'intervista al quotidiano 'Il Giorno' la madre Maria Rosa Sabbadini ha messo "due mani sul fuoco" per lui. "È un bravo ragazzo, casa e lavoro, uno tranquillo che parla poco". Il 'resto' dell'indagine sembra languire in attesa che arrivino gli esiti dei test genetici prelevati ai residenti nella zona del delitto da confrontare con possibili tracce di dna trovate sul corpo e sugli abiti di Sharon. Nel pomeriggio è stato sentito un ragazzo che abita in via Castegnate che però ha assicurato di non essere stato a casa la notte del delitto.
Testimonia il sosia di Johnny Depp
Prima di lui per circa un'ora e mezzo ha testimoniato Fabio Delmiglio, il 'clone' di Johnny Depp che anche in questa occasione non ha rinunciato al look dell'attore americano. "È stata Sharon a riconoscermi come sosia di Depp un mese fa in piazzetta a Brembate, vicino alla pasticceria dove lavorava. Poi mi ha chiesto di pubblicizzarle una cosa ma non posso dire cosa" si schermisce per poi aggiungere che il clima in caserma "era nervoso".
La sua deposizione non è stata ritenuta utile. Sembra che i carabinieri abbiano già quasi completamente esplorato l'universo semplice di Sharon e Sergio. La famiglia, i pochi amici. Lei non aveva nemmeno un computer dove cercare nuovi spunti. Tra l'altro il contesto investigativo è particolare perché la posizione di procuratore capo è vacante in attesa dell'insediamento di Maurizio Romanelli il 9 settembre e la gran parte delle attività vengono portate avanti solo dai carabinieri senza il pubblico ministero la cui presenza non viene ritenuta necessaria in attesa di una svolta che non arriva.