Blangiardo: "In Cina meno nati? Si va verso un rallentamento globale"

Blangiardo: "In Cina meno nati? Si va verso un rallentamento globale"

La popolazione diminuisce, ma per il presidente dell'Istat la tendenza del 'gigante' asiatico riguarderà tutti. In Italia, entro il 2070 passeremo da 60 a 48 milioni. "Il vero rischio è l'inverno demografico"

cina blangiardo meno nati verso rallentamento globale

© Patrizia Bua - Bambini all'asilo

AGI - Il gigante cinese suona la campana: la popolazione diminuisce, seppur di poco, per la prima volta da 60 anni, e potrebbe essere l'inizio di una inversione di tendenza che coinvolgerà gli altri Paesi asiatici e anche l'Africa. Gli indizi già ci sono.

Lo spiega all'AGI il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo, che da esperto demografo non è sconvolto dal dato cinese, 850mila abitanti in meno nel 2022, notizia che oggi ha fatto il giro del mondo: "Non è sorprendente. Era nelle previsioni, stiamo vedendo ora i risultati delle politiche di contenimento delle nascite negli scorsi decenni, la politica del figlio unico ecc.

Negli anni, su spinta del governo cinese, le nascite si sono dimezzate, e si è creata una cultura, un modello socio-economico, uno stile di vita diciamo 'moderno', ormai diffuso nelle nuove generazioni malgrado nel frattempo Pechino abbia allargato le maglie.

cina blangiardo meno nati verso rallentamento globale
Bambini in una scuola cinese

La gente non è tornata al passato, quando le coppie avevano tanti figli". È un processo lungo, che attraversa le generazioni, ma la strada è quella: "Si pensi - spiega Blangiardo - che una volta in Cina avevano 26 milioni di nati, oggi sono più che dimezzati. Tutti quei nati con il passare dei decenni sono diventati adulti, e poi anziani: l'età media sale, e sul lungo termine anche la mortalità, non più compensata da un aumento delle nascite. E se ci sono meno nuovi nati, tra 20-30 anni ci saranno meno mamme in grado di procreare, come avviene in Italia. In un Paese in cui peraltro non c'è immigrazione, è chiaro che il saldo finale è in calo. Anche l'Onu, che fa stime fino al 2100, prevede che la Cina subirà un effetto ridimensionamento".

Il gigante asiatico non è isolato in questa lenta ma chiara inversione di marcia, "che non è dovuta solo al Covid, che un ruolo ce lo ha avuto, ma proprio a una questione strutturale": il modello occidentale, man mano che sale la quota di popolazione in condizioni socio-economiche e culturali migliori, si diffonde nel mondo e progressivamente svuota le culle.

"È la transizione demografica - conferma il presidente dell'Istat - si passa da un modello di 4-5 figli a coppia a meno di 2. E questo non vale solo per la Cina o per l'Europa, vale per tutti: il resto dell'Asia, e anche l'Africa. Il trend è quello, ovviamente con velocità diverse". E con tempi lunghi, "alcune generazioni". Ma se il trend è questo, significa che la crescita della popolazione mondiale è destinata, come quella cinese, ad arrivare a una sorta di plateau a un certo punto, tra alcuni decenni: "Oggi siamo oltre 8 miliardi, le stime dicono che arriveremo a 10-12 miliardi di abitanti, per poi stabilizzarci intorno a quella cifra".

Un numero comunque enorme, per un pianeta allo stremo, ma secondo Blangiardo "sostenibile, con comportamenti più virtuosi. Non è tanto questione di numeri, ma di comportamenti: se 50mila persone vanno a San Pietro a sentire l'Angelus del Papa, si vedrà che alla fine la piazza è più o meno pulita. Se lo stesso numero va a San Siro a un concerto rock, dopo il campo sarà un caos di rifiuti e sporcizia. Il vero rischio è l'inverno demografico, quello che vediamo in Italia, dove secondo le nostre stime entro il 2070 scenderemo da 60 a 48 milioni di abitanti. Contro questo fenomeno bisogna agire, tutti insieme come Paese, come durante il Covid. Welfare, asili, assegno unico: bisogna invertire questo trend".