Dal Divo a Vespa, le mille vite del Tempio di Adriano a Roma
Il tempio dedicato a uno dei più grandi imperatori romani, passato per mille utilizzi, tra cui quello di Borsa Valori. Oggi teatro dell'ultimatum di Conte a Grillo

© Afp - Tempio Adriano
AGI - La maggior parte dei turisti (fortunatamente tornati a sciamare per le strade della Capitale) quando lo scorgono vengono colti da un misto di stupore e ammirazione. Perché il Tempio di Adriano, a due passi da Montecitorio e Palazzo Chigi, di solito non viene annotato come meta fondamentale del centro storico di Roma, e normalmente i visitatori quasi “inciampano” sulle sue straordinarie colonne mentre sono intenti nel transito tra i ben più gettonati Fontana di Trevi e Pantheon.
Ma il tempio dedicato a uno dei più grandi imperatori romani, passato per mille utilizzi (tra cui quello di Borsa Valori) e ora proprietà della Camera di Commercio di Roma, a dispetto della sottovalutazione patita negli itinerari turistici, si sta invece guadagnando negli anni una posizione preminente negli sviluppi della politica, proprio grazie a quella adiacenza ai Palazzi del potere che lo rendono una location (come si usa ormai dire) perfetta, dal punto di vista logistico, per eventi che necessitino di una capienza maggiore di quanto possano offrire le sale stampa delle due Camere o di Palazzo Chigi, o per quanti non possano accedervi.
E così, l'almanacco del settore corre ad alcune date che hanno già fatto di questa suggestiva struttura lo snodo di importanti vicende italiane. Restando in casa M5s, ecco la conferenza stampa del 22 gennaio 2020, di fatto vigilia dello scoppio della pandemia, con Luigi Di Maio ad annunciare le proprie dimissioni da capo politico del Movimento. Un evento non privo di una certa drammaticità, con il ministro degli Esteri dell'allora governo giallorosso al passo indietro, lasciando il testimone a Vito Crimi, non senza prima essersi tolto qualche sassolino dalle scarpe.
“I peggiori nemici – disse in quell'occasione - sono quelli che uno non immagina mai di avere e che contraddicono i valori per i quali si è lottato insieme. Sono le persone che al nostro interno lavorano non per il gruppo e per gli obbiettivi comuni, ma per la loro visibilità. Persone che poi non ci mettono la faccia quando si tratta di lavorare per le soluzioni, che criticano senza voler costruire, ma solo per distruggere". Il tutto, mentre la platea (che abbondava di parlamentari pentastellati) scandiva a gran voce il suo nome, in prima fila un Emilio Carelli ora approdato nel centrodestra, sotto le insegne di Coraggio Italia.
Sempre in quell'occasione, Di Maio presentò i cosiddetti “facilitatori”, la squadra di specialisti dei vari settori, che avrebbe dovuto rendere M5s un partito più collegiale e organizzato e meno legato alla figura carismatica del suo fondatore.
Molta acqua è passata sotto i ponti da quel momento, tanto che anche la struttura che veniva allora presentata è stata a sua volta soverchiata dagli eventi, con la crisi innescata da Matteo Renzi, l'avvento di Mario Draghi e l'investitura di Conte come leader pentastellato, che però ora sembra compromessa.
Sempre al tempo di Adriano, Conte e Di Maio tentarono di scongiurare la prima crisi, quella del governo gialloverde provocata da Matteo Salvini in pieno agosto, presentando la 'Fase 2' dell'esecutivo, alla presenza di tutti i ministri M5s: era il 20 maggio 2019 e molti di quei ministri, come Elisabetta Trenta e Barbara Lezzi, o se ne sono andati da M5s sbattendo la porta, o sono stati sospesi.
A Giuseppe Conte farà di certo più piacere ricordare due eventi, tenuti sempre al Tempio di Adriano, che lo hanno visto illustrare importanti atti del governo da lui presieduto, come il patto per l'export del settembre 2020 o il piano per l'Innovazione nel dicembre dello stesso anno. Volendo sfogliare l'album di famiglia di altre forze politiche o a eventi con ospiti i leader, la lista si allunga moltissimo: basti citare, per andare solo all'ultima in ordine cronologico, alla presentazione del ticket del centrodestra per il Campidoglio Enrico Michetti-Simonetta Matone, alla presenza di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Senza dimenticare, infine, le presentazioni dei libri di Bruno Vespa, ormai consueta kermesse prenatalizia. Per dire, fu proprio in una di queste occasioni, il 19 dicembre 2019, che Silvio Berlusconi disse "accetterei, nella prospettiva di nuove elezioni, l'ipotesi di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi. Potrebbe essere un premier capace".