Supergommoni per trasportare la droga dall'Albania all'Italia
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Supergommoni per trasportare la droga dall'Albania all'Italia
AGI - Si chiama “Ottobre rosso” l’operazione condotta dai Carabinieri di Santa Margherita Liguria che ha portato a sgominare un gruppo di narcotrafficanti internazionali, che gestivano un’intera filiera della droga, dalla coltivazione allo spaccio. Una cinquantina le persone coinvolte nell’inchiesta, 32 gli indagati, 29 le misure cautelari con 12 persone in carcere e 9 agli obblighi di dimora. Degli 8 che mancano ancora all’appello, due sono stati arrestati in Spagna.
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I principali referenti dell’organizzazione, ovvero Armand Canaj (alias di Armand Fisti), Bernard Petoshati e Bekim Fisti, si erano insediati nel Tigullio, a Rapallo, dove vivevano con le proprie famiglie: Rapallo era considerata una cittadina tranquilla e piena di benessere, buona piazza anche per lo spaccio. Quando però, dopo il rinvenimento dei quasi 40 kg di droga da parte dei militari, la pressione investigativa è cresciuta nei loro confronti, i tre soggetti si sono però spostati a Roma, a Tor Bella Monaca, proseguendo in quella che è stata definita dagli inquirenti “un’agile attività” illecita.
Un’attività che, come spiegato dal colonnello Gianluca Feroce, comandante dei Carabinieri di Genova, si svolgeva soprattutto grazie all’impiego di “potentissimi gommoni oceanici, con motori da 500 cv e scafo rinforzato, per trasportare via mare la droga” dall’Albania all’Italia. Lo sbarco sulle coste adriatiche avveniva grazie alla collaborazione con la Sacra Corona Unità: il corrispettivo all’organizzazione malavitosa italiana consisteva in parte della droga prodotta dal sodalizio criminale albanese.
Alla mafia italiana spettava l’individuazione dei punti di sbarco e la fornitura di magazzini, utilizzati come depositi temporanei dove stoccare la droga: marijuana, soprattutto, potenziata da droga liquida che ne amplificava gli effetti, tanto da renderla paragonabile alla cocaina.
Lo stupefacente, ha spiegato il capitano Gianluca Carpinone, comandante dei Carabinieri di Santa Margherita Ligure, “veniva poi smerciato impiegando furgoni, autocarri adibiti al trasporto della frutta. La droga veniva portata a Roma, dove si trovava un vero e proprio hub di stoccaggio per rifornire la piazza capitolina, ma anche Bologna, Firenze, Genova e l’estero, principalmente Germania e Francia.
Per arrivare a destinazione, la marijuana veniva trasportata nei portabagagli di numerosissime auto che fungevano da mini depositi itineranti “per spostare in maniera agile il carico e dividerlo in sub lotti, in modo da allontanare l’attenzione degli investigatori dal deposito centrale e dal suo carico” ha spiegato Carpinone. Insomma, un cash carry che si posizionava in vari punti della città per distribuire droga, senza dare nell’occhio.
In 4 anni d’indagine sono state sequestrate oltre 7 tonnellate di stupefacente, 3 litri droga sintetica, 3 gommoni oceani, una pistola semiautomatica dotata di puntatore laser, vari veicoli usati da prestanome e 9mila euro circa, il tutto per un valore complessivo di 50 milioni circa. A pesare su questa cifra, il costo dei sofisticati gommoni oceanici.
I gommoni del Gis hanno 350 cv e costano 1 mln di euro l’uno: questi utilizzati dai narcotrafficanti di cavalli ne avevano 500. A tal fine è stato siglato un protocollo d’intesa tra Arma e Guardia di Finanza, per impiegare i mezzi delle Fiamme Gialle, con motori da 700 cv, nella ‘caccia’ a questi gommoni della droga.
Per guidare i mezzi speciali, il sodalizio criminale impegnava gente esperta, soprattutto pugliese: vecchi contrabbandieri, "riciclati" come piloti dei potenti gommoni. Tra gli indagati spicca infatti Antonio Prudentino, detto “Sgommino”, proprio per le sue ottime capacità di pilotaggio delle imbarcazioni colme di marijuana.
“Questa operazione di eccellente ed elevatissimo livello investigativo è fondamentale perché ha dimostrato come il Tigullio sia uno snodo cruciale per lo spaccio di sostanze leggere, ma al tempo stesso pesanti come effetti e anche sul piano economico - ha sottolineato il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi - Il gruppo di albanesi, proprietario di terreni dove coltivare la droga, ha una grande disponibilità economica e organizzava carichi da 3-4 tonnellate a volta, dotandosi di questi potentissimi e costosi gommoni. E’ stato fondamentale dare un colpo deciso per paralizzare questa attività criminale”.
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