AGI - Otto anni di reclusione per omicidio stradale plurimo invece dei cinque chiesti dal pubblico ministero. È scoppiato in lacrime perché non si aspettava una sentenza così pesante, il 21enne Pietro Genovese, giudicato il responsabile della morte delle 16enni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, travolte dal suo suv nella notte tra il 21 e il 22 del dicembre 2019 a Corso Francia, a Roma.
Il gup Gaspare Sturzo ha escluso il concorso di colpa, ritenendo quindi che le due ragazze abbiano attraverso le strisce pedonali con il semaforo verde. Una vicenda per la quale il figlio del regista cinematografico Paolo è ancora ai domiciliari dopo l'arresto del 26 dicembre di un anno fa.
Le carte del processo celebrato in abbreviato dicono che quella sera, al volante della sua vettura, Genovese procedesse a velocità troppo elevata. Non si è accorto della presenza delle due ragazze e le ha uccise sul colpo.
L'auto si è fermata a circa 250 metri dal punto d'impatto, anche se dalle motivazioni del gup si capirà se ciò sia avvenuto per un guasto, per l'attivazione dei sistemi di sicurezza, o perché lo stesso 21enne avrebbe voluto prestare soccorso.
Dalle consulenze tecniche era anche emerso che Genovese avesse nel sangue un tasso alcolemico tre volte superiore al limite consentito: era neopatentato e non avrebbe dovuto bere. Era risultato anche positivo all'assunzione di sostanze stupefacenti, ma non era stato possibile verificare se ne avesse fatto uso la stessa sera dell'incidente.
"Sono partito con il semaforo verde e non ho visto le due ragazze attraversare - si è sempre difeso Genovese - Ma non volevo uccidere nessuno né volevo scappare. La mia vita è distrutta". Tirano invece un sospiro di sollievo i genitori delle vittime che parlano di "giustizia fatta"
"Escludendo il concorso di colpa - ha chiarito l'avvocato Cesare Piraino, difensori dei Romagnoli - il giudice ha di fatto affermato che la condotte delle due ragazze è stata corretta. La sentenza è giusta anche se dispiace sempre che un giovane ragazzo venga condannato a una pena così rigorosa legata a un fatto gravissimo. Quello che conta è che stata riabilitata la condotta delle due ragazze".
"Io cercavo la verità ed ero sconvolto perche' la ricostruzione iniziale non rendeva giustizia alla mia bambina. Credo che la sentenza di oggi abbia restituito quella verità", ha aggiunto Edward von Freymann, papà di Gaia, rappresentato in aula dall'avvocato Giulia Bongiorno. L'uomo ha seguito l'udienza tenendo tra le mani la foto della figlia.
"Non è andato tutto come si diceva inizialmente, probabilmente - ha spiegato l'avvocato Bongiorno - c'è stato un vero e proprio gioco di sorpassi che ha fatto sì che ci siano state delle accelerazioni improvvise, c'era un semaforo che aveva dei lampeggiamenti anomali, le ragazze hanno iniziato ad attraversare con il verde ma trattandosi di uno stradone il semaforo è diventato immediatamente lampeggiante verde e poi rosso".
Amaro il commento degli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, difensori di Genovese: "Per quanto ci riguarda la sentenza non rispecchia quello che è emerso dagli atti, soprattutto rispetto al rosso pedonale. Comunque tutte le sentenze si rispettano e le motivazioni ci daranno conto del ragionamento del giudice. Il dramma di Pietro lo ha manifestato lui stesso durante questo processo, la morte di Gaia e Camilla ha cambiato per sempre la sua vita e non pensa ad altro da quel giorno. Evidentemente con la pena irrogata vede tutto ancora drammaticamente più buio".
La cifra riconosciuta ai genitori delle vittime a titolo di provvisionale è di 720 mila euro.