Il vecchio garantito, anche se 'sgualcito' dal carcere. I boss tornati in libertà volevano riorganizzare Cosa nostra, riprendersi saldamente le redini per dare nuovo smalto all'organizzazione piegata dagli arresti. E i summit per studiare strategie e affari si svolgevano anche sui gommoni, al largo di Palermo, sul mare che guarda alla borgata di Sferracavallo. Giulio Caporrimo e Nunzio Serio, due pezzi da novanta del mandamento Tommaso Natale-San Lorenzo, sempre cruciale, prendevano le loro decisioni incontrandosi anche bordo dei rispettivi natanti.
Emerge dall'operazione "Teneo", condotta dai carabinieri coordinati dalla Dda di Palermo, con l'esecuzione di 10 arresti. Le microspie hanno registrato uno spaccato anche singolare della vicenda: Giulio Caporrimo lamentava uno scadimento sempre maggiore dei costumi del luogo per la presenza delle moto d'acqua che scorrazzavano vicino ai bagnanti di Sferracavallo. Il capomafia raccontava di essere intervenuto personalmente nei confronti di alcuni utilizzatori originari dei quartieri di Brancaccio e di Pagliarelli, i quali, riconoscendolo, avevano tenuto un comportamento remissivo, tanto da essersi di seguito spostati sulla zona di Mondello, dall'altro lato della riserva di Capo Gallo, perché a Sferracavallo "c'era lo zio in porto".
Si trattava di mettere mano ad assetti e forme efficaci di controllo del territorio e la gestione delle estorsioni restava fondamentale. Ma anche l'anello debole: la denuncia-ribellione di due vittime ha dato impulso all'inchiesta "Teneo" culminata con il blitz di oggi. Decisivo il monitoraggio di Vincenzo Taormina, imprenditore del settore movimento terra, attivo anche nel pizzo, particolarmente vicino a Francesco Paolo Liga.
La reggenza mafiosa di quest'ultimo era ritenuta di scarsa efficacia ed era vissuta negativamente da molti affiliati, i quali riponevano grandi aspettative per un rinnovato potenziamento di Cosa nostra nella scarcerazione nel febbraio 2017, proprio di Caporrimo, (e poi di Nunzio Serio e di altri affiliati arrestati nell'operazione "Oscar"), di cui esaltavano la capacità di comando, il carisma e l'influenza nella dinamiche mafiose.
Scarcerato nel febbraio 2017, reggente del mandamento tradizionale regno dei Lo Piccolo, tutti in lui riponevano grandi aspettative per un rinnovato potenziamento della mafia palermitana: "Cento carati...", "L'hai sentita la buona notizia? E' uscito Giulio, è uscito...". L'indagine, seguita da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, costituisce, dunque, spiegano gli inquirenti, una ulteriore fase della manovra investigativa condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Palermo Tommaso Natale che ha consentito di confermare la tenace operatività di questa porzione importante di Cosa nostra.
Proprio grazie ai boss scarcerati. In effetti, gli equilibri mafiosi si sono spostati immediatamente in favore di Caporrimo e di Serio, con un ridimensionamento di Liga. La libertà d'azione del primo è durata sette mesi, poiché nel settembre 2017, era stato raggiunto da un nuovo provvedimento restrittivo; da quel momento in poi, le redini del mandamento mafioso sono state prese da Serio, sino al suo arresto avvenuto nel maggio 2018.
In quel mese, il 29 maggio, si è riunita per la prima volta dopo l'arresto di Riina, la ricostituita commissione provinciale di cosa nostra palermitana, a cui ha preso parte Calogero Lo Piccolo, nuovo rappresentante del mandamento di Tommaso Natale, poi tratto in arresto nel gennaio 2019 con il seguito dell'operazione "Cupola 2.0", nel corso della quale sono stati tratti in arresto ben sei capi mandamento, tutti promotori e protagonisti del nuovo progetto di ristrutturazione dell'organizzazione criminale, compreso Settimo Mineo che avrebbe dovuto assumere la carica di vertice provinciale.
Nel corso degli ultimi anni, il complesso percorso investigativo ha permesso l'esecuzione di numerose operazioni nei confronti degli esponenti del mandamento mafioso di Tommaso Natale tra cui "Oscar" (2011), "Apocalisse" (2014) e "Talea" (2017) in cui era stata cristallizzata la reggenza di Francesco Paolo Liga (figlio dello storico boss Salvatore, detto "u Tatenuddu"), poi affiancato, a partire dalla sua scarcerazione avvenuta nell’ottobre 2015, da Giuseppe Biondino (figlio di Salvatore, l'autista di Totò Riina), arrestato di nuovo nel gennaio 2018. L'attenzione resta alta, assicurano gli investigatori.