E' morto Oliviero Beha, giornalista, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico. Aveva 68 anni. Laureato in Lettere e in Filosofia, Beha aveva iniziato l'attività di giornalista nel 1973, collaborando con 'Tuttosport' e 'Paese Sera'. Nel 1976, era passato a 'Repubblica', dove è stato inviato fino al 1985, occupandosi di sport e società. Nel 1987 è approdato alla televisione, conducendo con Andrea Barbato la trasmissione culturale 'Va' pensiero'. Uno dei suoi maggiori successi è stato il programma radiofonico, su Radiouno, 'Radio Zorro', di cui firmerà anche una versione televisiva, 'Video Zorro' su Rai 3.
Oliviero Beha racconta la vicenda di Italia-Camerun 1982
Tra il '96 e il '97 Beha è ancora in Rai con 'Attenti a quei tre', programma del palinsesto notturno. In seguito, torna a dedicarsi alla radio, prima con 'Radioacolori', poi 'Beha a colori', trasmissione radiofonica che viene soppressa nel settembre 2004. Oliviero Beha è stato anche autore di testi teatrali, saggista e poeta. Tra il 2005 e il 2008 ha collaborato con l'Unità, e dal 2009 è stato editorialista per il 'Fatto quotidiano'.
"Nelle ultime settimane mi è capitato di essere le mani di papà che hanno trasferito in parole scritte su un monitor quello che lui velocemente mi dettava", ha scritto ieri sul blog olivierobeha.it una delle figlie, senza firmarsi. "Si perché, gli articoli lui, li aveva in testa, non seguiva appunti, non doveva cambiare o correggere delle frasi… lui parlava ed io scrivevo perché animare, vibrare e far venire vere le parole, Lui, l’aveva come dono.Scrivo queste righe perché con grande orgoglio, sono convinta che papà lascerà un vuoto profondo nel mondo dell’informazione perché a dispetto del suo carattere burrascoso, a volte irriverente, spesso ironico, dispotico e a tratti per alcuni arrogante, è stato, è, e rimarrà un giornalista libero. La “libertà è un lusso di pochi” mi ripeteva…
Continua il post: "Era fiero di essere chiamato giornalista e di potersi definire tale. Mi diceva spesso che il compito di un giornalista è raccontare la verità perché è un diritto di chi legge sapere i fatti per poter elaborare una propria opinione basata sul vero e non “indirizzata” o “deviata”. Certamente, alla descrizione della realtà, papà non ha mai negato anche la sua opinione che è risultata spesso scomoda, ma si è sempre assunto, credetemi, sempre, la responsabilità di ciò che pensava e credeva…" Leggi qui la lettera integrale