E’ sopravvissuto alle scosse sismiche del 30 ottobre, al maltempo e allo svuotamento della zona colpita dal terremoto, ma ora il ristorante Vecchio Molino di Casavecchia di Pieve Torina rischia di chiudere. Il motivo? Un credito di oltre 150mila euro in arretrati che i Vigili del Fuoco di Macerata non hanno ancora pagato.
Come è cominciata
"Senza quei soldi non posso pagare i fornitori"
Senza quei soldi, il Vecchio Molino rischia di abbassare la saracinesca per sempre. “Abbiamo dovuto accendere un mutuo alla banca e ampliare il parcheggio per permettere ai vigili del fuoco di entrare con i loro mezzi. Abbiamo dovuto comprare un forno più grande perché il nostro era un ristorante piccolo. Cerco di prendere i prodotti che mi servono da persone della zona che mi stanno aspettando per il saldo, ma non posso andare oltre, anche loro lottano per sopravvivere. Anche loro sono in difficoltà. Senza parlare delle persone che lavorano con noi e che non riusciamo a pagare”.
"I pagamenti arriveranno al massimo tra una settimana", assicurano all'Agi i Vigili del Fuoco. "Abbiamo ottenuto alcuni fondi per una procedura straordinaria per le emergenze. E i soldi sono già stati erogati, le due ragazze dovranno solo attendere i tempi tecnici per poterli ricevere". Non saranno tutti, precisa la fonte. Purtoppo "non dipende da noi. A inzio anno c'è sempre uno sfasamento dei fondi e chi lavora con lo Stato deve fare i conti con i tempi lunghi. Mi rendo conto, però, che chi è già in difficoltà soffre molto".
"Noi abbandonate dallo Stato"
All’indomani della tragedia, Serena e Silvia sono tornate in cucina per dar da mangiare a terremotati e soccorritori. “Gli abitanti del paese erano in difficoltà, alcuni potevano pagare altri no, ma abbiamo tenuto duro”. Poi i terremotati sono stati trasferiti lungo la costa adriatica, il paese si è spopolato e per aiutare le ristoratrici i Vigili del Fuoco di Macerata hanno siglato la convenzione.Mille euro per dar da mangiare due giorni
I pagamenti del mese di novembre sono arrivati a gennaio, poi niente più. Serena e Silvia si sentono “abbandonate dallo Stato”: “Tutta l’emergenza terremoto è gestita male. Le strade sono ancora bloccate, così come i collegamenti con l’Umbria nonostante 500 militari siano stati qui per 5 mesi. E nel nostro caso, se non fosse stato per le donazioni di pasta, carne, formaggio, arrivate tramite associazioni di volontariato da tutta Italia nei primi mesi dopo il sisma, avremmo chiuso l’attività. Non è semplice dare da mangiare a 100-200 persone alla volta. Ricordo che la prima spesa che fece mia sorella fu di 700-1.000 euro e bastò per due pranzi e due cene”.