(AGI) - Roma, 5 dic. - Risale a 52 anni fa la legge che permise alle donne di entrare in magistratura: si tratta della norma (n.66/1963) che regolamento' "l'ammissione delle donne ai pubblici uffici e alle professioni". Fino a quel momento la legge ammetteva le donne all'esercizio delle professioni e agli impieghi pubblici, ma le escludeva espressamente dall'esercizio della giurisdizione. Un divieto che non venne superato neanche al momento della stesura della Carta Costituzionale e che cadde, dunque, solo nel 1963. Il primo concorso aperto alle candidate donne fu indetto nel maggio dello stesso anno e risultarono idonee al posto di uditore giudiziario 8 candidate su 187. La migliore si piazzo' al quarto posto della graduatoria.
Tra loro Maria Gabriella Luccioli, la prima donna magistrato ad assumere funzioni in Cassazione, dove e' stata anche la prima a ricoprire un incarico di vertice come presidente della prima sezione civile della Cassazione, ruolo che ha lasciato di recente per andare in pensione. La prima donna in Italia a guidare un tribunale e' stata invece Livia Pomodoro, ex presidente del tribunale di Milano, anche lei oggi in pensione, mentre la prima a presiedere una Corte d'appello e' stata Manuela Romei Pasetti, che ha guidato l'ufficio giudiziario di Venezia. Anche tra i magistrati requirenti, le donne sono riuscite, negli ultimi anni, a raggiungere poltrone di vertice: nel 2009 Elisabetta Melotti e' stata la prima ad essere nominata capo di una Procura capoluogo di distretto (Ancona), mentre risale a pochi mesi fa la nomina del primo procuratore generale donna, con Anna Maria Tosto che ha assunto lo scorso maggio la guida della Procura generale di Bari. (AGI)