(AGI) - Reggio Calabria, 29 ott. - Il padre agente dellaPolizia ferroviaria, la madre infermiera; lei diciassettenne,studentessa, con tutte le aspirazioni e le abitudini dei suoicoetanei. Una famiglia normale, nella quale e' maturata unatragedia, probabilmente scatenata da una banale rimproverodovuto ad uno scarso rendimento scolastico e, soprattutto,dalla conseguente decisione dei genitori di privarla delcellulare e del computer. Quello che a prima vista era apparsocome un suicidio si e' invece rivelato come il piu' terribiledegli omicidi. Perche' a porre fine alla vita di C.P.,infermiera di 44 anni, sarebbe stata la figlia non ancoramaggiorenne. Un delitto, secondo i Carabinieri, non casuale, maben pianificato, che richiama alla mente la strage compiuta daifidanzatini Omar ed Erika alcuni anni addietro. La ragazza, ora trasferita in un istituto minorile, deverispondere di "omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili"nei confronti della mamma. Dal 25 maggio scorso, quando, inpiena notte, allertati dal fratello della vittima, trovarono ladonna moribonda nella sua abitazione con una ferita d' arma dafuoco alla tempia, gli inquirenti non hanno smesso di cercarela verita'. Una verita' che col passare delle ore ha assuntoaspetti inquietanti. La donna era riversa su un fianco, sul letto della suacamera; vicino al corpo la pistola del marito. L'immediatointervento del personale del 118 era servito a poco, perche'l'infermiera sarebbe morta da li' a poco. I Carabinieri, alloraguidati dal capitano Gennaro Cascone e successivamente dalnuovo comandante della compagnia, Gaetano Piccione, hanno agitocon la massima cautela data la delicatezza della situazione. Masubito e' stato loro chiaro che la vicenda era piu' complessadi quanto non apparisse. All'interno dell'abitazione, oltre alla vittima, c'erasoltanto la figlia. Era stata quest'ultima ad allertare lo ziomaterno, riferendo fra le lacrime che qualcuno aveva sparatoalla madre. "E' stato un uomo, un uomo alto piu' di due metri"aveva detto. Con tutte le cautele del caso, la giovane e' statapiu' volte sentita dagli investigatori. Le incongruenze del suoracconto, a partire proprio dalla descrizione dell'assassino,col passare delle ore, hanno alimentato i sospetti. Tanto piu'che un primo esame del cadavere e la successiva autopsia hannoescluso che la donna si fosse tolta la vita da sola. Dati poisuffragati dagli accertamenti tecnici svolti con l'ausilio delR.I.S. di Messina. E' stato l'esame dello stub a sgomberare ilquadro investigativo dagli ultimi dubbi sul fatto che aesplodere il colpo mortale fosse stata la ragazza. Poi gliaccertamenti dattiloscopici che avrebbero certificato lapresenza di un'impronta del dito indice della mano dellaragazza sull'arma del delitto. Gli inquirenti parlano di "lucida freddezza epremeditazione". Il divieto categorico dell'utilizzo deltelefono cellulare e del computer, strumenti indispensabili percollegarsi con la realta' virtuale dei social network e chedistraevano la studentessa dai suoi impegni scolastici, e'stata probabilmente percepita come una punizione troppopesante per la giovane omicida al punto di spingerla adesiderare prima ed a causare poi la morte della madre. Laragazza, trasferita in una localita' protetta dal riserbo, e'stata affidata alle cure di specialisti. Dovranno scandagliarenei recessi del suo animo in cerca di una spiegazione che forsenon troveranno. (AGI).