(AGI) - Roma, 21 gen. - I numeri incisi sulle arcate delColosseo erano colorati di rosso per essere visibili anche dalontano. La nebulizzazione d'acqua che sta rimuovendo lo sporcoe lo smog depositato sul prospetto dell'Anfiteatro Flavio harestituito tracce di colore piccole, ma inequivocabili. PerRossella Rea "e' una scoperta eccezionale, perche' non ciaspettavamo che qualche traccia di rosso fosse ancoraconservata". Dal quarto piano del ponteggio di restauro itecnici della Soprintendenza possono osservare da vicino inumeri incisi con lo scalpello per un'altezza di 34 cm e unaprofondita' media di 2 cm. Le piccole parti di colore rossosono ben saldate alle scanalature a forma di X, L e I - aformare le insegne dei fornici che vanno dal 39 al 42 (XXXVIIIIe XLII per la numerazione romana). Teatro della scoperta e' il I ordine del Colosseo,prospetto nord, quello che conserva la corona esterna delmonumento con le arcate che accoglievano gli spettatori per leesibizioni susseguitesi dal I secolo agli inizi del VI. "Soloquattro fornici non erano contrassegnati da numeri - spiega ildirettore del Colosseo - giacche' gli imperatori e le autorita'godevano del privilegio di entrare dalle arcate poste sull'asseminore dell'ellisse, mentre quelle collocate sull'asse maggioreerano riservate ai protagonisti degli spettacoli. Ma le oltre50mila persone convenute per ogni spettacolo dovevano inveceindividuare con precisione quale, tra gli altri 76 ingressi,fosse il proprio. Ciascuno doveva mettersi in coda sottol'arcata che mostrava lo stesso numero riportato sulla propriatessera". Il colore rosso facilitava l'individuazionedell'arcata da lontano, oltre a essere uno dei colori piu'amati dalla Roma imperiale. La massima visibilita' veniva,percio', ottenuta con la 'rubricatura' (da ruber, rosso),colorando con il rosso la scanalatura di ogni numero. "Ainumeri esterni, sul prospetto - spiega ancora Rea -corrispondevano anche numerazioni e indicazioni scritteall'interno dell'anfiteatro, questa volta dipinte sullasuperficie della pietra. Ne e' stata attestata la presenzaall'inizio del 20esimo secolo: con i lavori del terzo appaltosponsorizzato dal gruppo Tod's, quindi con la pulitura dellesuperfici nelle gallerie interne al Colosseo, probabilmentetroveremo tracce colorate anche di queste indicazioni". Altri metodi epigrafici pure in uso, lettere in bronzo o inottone, non sono testimoniati sulle arcate del Colosseo. Nonrisultano infatti rinvenimenti di parti metalliche o di fori diancoraggio, indispensabili per fissare le lettere sulla pareteverticale. "E' un colore che deriva dall'ossido di ferro,ricavato dall'argilla - spiega Cinzia Conti, responsabile delleoperazioni di restauro delle superfici - le cui proprieta'plastiche consentivano di stendere il rosso senza la necessita'di alcun materiale legante. Il colore poteva resistere due otre anni e doveva dunque essere riapplicato periodicamente suinumeri delle arcate di ingresso del Colosseo. La riproposizionedella coloritura e' testimoniata da altre epigrafi, sulle qualiabbiamo constatato la presenza di diversi strati di colore insovrapposizione". "La conservazione di queste pur minimetracce, dopo la pulitura del travertino, conferma ladelicatezza dell'intervento di restauro portato a termine dallaSoprintendenza. La nebulizzazione d'acqua - conclude Conti -rimuove lo sporco e il nero dello smog, ma preserva letestimonianze antiche sottostanti". (AGI).