(AGI) - Milano, 30 lug. - "Negli ultimi 100 anni la scienza hapressoche' cancellato dalla faccia della terra malattiemicidiali o invalidanti che per secoli avevano provocatomilioni di morti. Ora ci apprestiamo a guarire totalmente lamalattia piu' diffusa tra le donne, il cancro al seno". E'quanto ha sostenuto Stefano Zurrida, direttore dell'unita'diagnostico-chirurgica di Senologia all'Universita' diMilano,distaccato allo Ieo, nel corso di un convegno aCagliari, al quale sono intervenuti specialisti del settore(clinici, radiologi, chirurghi, oncologi e radioterapisti). (Zurrida, storico collaboratore del professor Umberto Veronesi,fondatore dell'Istituto europeo di oncologia del capoluogolombardo, si e' detto convinto che "guarire non significasolamente sradicare la malattia per tutta la vita, ma ancherispettare la qualita' di vita dei pazienti. Ormai - haproseguito - si ricostruisce la mammella con ottimi risultatiestetici; si conservano i linfonodi ascellari senza nessundanno funzionale, come l'edema; vengono prescritti, quandonecessari per le caratteristiche biologiche dei noduli, farmacisempre meno aggressivi e 'mirati'; vengono eseguiteradioterapie intraoperatorie che evitano al paziente dimuoversi da casa per sei settimane al fine di raggiungere icentri specializzati, spesso lontani dalla propria abitazione."In un futuro vicino, secondo il senologo, "il tumore non verra'piu' aggredito chirurgicamente, ma distrutto con alte dosi diultrasuoni; non verra' neppure asportato il linfonodo'sentinella' se negativo all'ecografia e ad un ago aspirato;verranno usati farmaci biologici privi di effetti collateralicome la perdita dei capelli, un terrore per tante donne, e laradioterapia sara' piu' mirata grazie ad apparecchiaturemaneggevoli di prossima introduzione nell'attivita' clinica".Zurrida ha concluso ricordando il moto (e l'obiettivo) del suomaestro, il professor Veronesi: "Cancro al seno,mortalita'zero". Gli specialisti hanno poi analizzato gli aspettipsicologici delle donne che hanno subito l'intervento per ilcancro alla mammella e le ricadute anche all'interno della lorofamiglia. "Commiserazione, iperprotezione da parte di parenti eamici - ha sottolineato la professoressa Gabriella Pravettonidell'universita' di Milano, direttrice della divisione dipsico-oncologia dello Ieo - sono problematiche che non possonoessere affrontate col 'fai da te', ma devono essere discusse ingruppo con lo psicologo. Nella donna - ha proseguito - c'e'sempre il terrore della ricomparsa o del presentarsi di unsecondo tumore oppure la paura dell'ereditarieta'. Per questo -ha concluso - le madri che hanno vissuto l'esperienza deltumore al seno devono prestare piu' attenzione alle figlie ingiovane eta' per la prevenzione attraverso gli strumenti di cuioggi gia' disponiamo". (AGI).