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Fratelli d'Italia incalza il Pd che resta primo partito. Cosa dicono i sondaggi

Fratelli d'Italia incalza il Pd che resta primo partito. Cosa dicono i sondaggi

Lo 0,8% guadagnato dal partito di Giorgia Meloni corrisponde esattamente alle perdite della Lega, che scende al 17,5%. Si conferma anche la – lieve – flessione di Forza Italia mentre il Movimento 5 Stelle rimane inchiodato poco sopra il 14%
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Giorgia Meloni

AGI - Una vera e propria “invasione” di sondaggi (oltre 10 nelle ultime due settimane, realizzati da ben 8 istituti differenti) ha confermato pienamente il bilancio – già intravisto la scorsa settimana – su chi siano vincitori e vinti della rielezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica.

Anche nella Supermedia di questa settimana, infatti, assistiamo a un balzo in avanti di Fratelli d’Italia, che torna sopra il 20% portandosi a meno di un punto dal Partito Democratico, sempre in testa con il 21,1% dei consensi.

Lo 0,8% guadagnato dal partito di Giorgia Meloni corrisponde esattamente alle perdite della Lega, che scende al 17,5% (nuovo record negativo da inizio legislatura). La tentazione di leggere questo dato come un brusco travaso di consensi tra i due partiti, ora separati da quasi 3 punti, è decisamente forte. 

Si conferma anche la – lieve – flessione di Forza Italia, che aveva recuperato qualcosa nelle settimane che hanno preceduto le votazioni per il Quirinale grazie alla candidatura di Silvio Berlusconi, mentre il Movimento 5 Stelle rimane inchiodato poco sopra il 14%: è presto per vedere se le ultime vicende (le polemiche tra Conte e Di Maio, ma anche la sentenza del Tribunale di Napoli che ha invalidato l’elezione dello stesso Conte a presidente del M5S) abbiano influito sull’appeal elettorale dei pentastellati, ma è senz’altro verosimile che nelle prossime settimane potremmo assistere a una flessione.

Tra i partiti minori, si segnala il buon dato di Italia Viva (+0,8%) che torna dopo molti mesi a toccare quota 3% (che, ricordiamo, è la soglia di sbarramento ufficiale prevista dall’attuale legge elettorale). È possibile che a questa crescita abbia contribuito l’attivismo di Matteo Renzi nelle ore decisive delle trattative per il Colle, e forse anche l’ipotesi di un nuovo progetto centrista con alcuni soggetti moderati di centrodestra (Coraggio Italia, Noi con l’Italia, etc). 

Ma i numeri di questa settimana sono importanti anche per un altro motivo: è passato infatti un anno esatto dalla designazione di Mario Draghi alla guida del Governo, che entrò in carica ufficialmente il 13 febbraio 2021. È quindi l’occasione per tracciare un bilancio di questi primi 12 mesi di governo di unità nazionale.

A un anno di distanza, possiamo vedere come le forze politiche che fanno parte della maggioranza Draghi raccolgano nel complesso i consensi di oltre 7 italiani su 10, nonostante una certa flessione (dal 78,6% al 72,4%) di cui il principale beneficiario è FDI, di gran lunga il principale partito d’opposizione che nello stesso periodo è cresciuta di circa 4 punti.

Ma un’analisi più approfondita delle diverse componenti che fanno parte di questa – larghissima – maggioranza ci consente di vedere come il calo non sia stato equamente distribuito: anche in questo caso, infatti, ci sono vincitori e vinti: tra i primi possiamo annoverare i partiti del “fronte giallorosso” (PD, M5S e sinistra), il cui consenso è rimasto sostanzialmente invariato; a rimetterci è stata invece la componente di centrodestra (FI, Lega e altri), che sembra aver pagato più severamente la scelta di entrare nell’esecutivo presieduto dall’ex capo della BCE, perdendo oltre 4 punti.

Giudizio sospeso invece per la componente centrista, qui intesa come la somma dei consensi a Italia Viva e Azione/Più Europa (questi ultimi due partiti di recente hanno dato vita a una federazione) che ad oggi vale poco più del 7%. 

Abbiamo visto quindi come sono cambiati i consensi nei primi 12 mesi di Governo Draghi: non ci sono state rivoluzioni, ma comunque sono cambiate molte cose, soprattutto nella gerarchia dei partiti (basti pensare che 12 mesi fa la Lega era il primo partito con il 23% mentre FDI era il terzo con il 16%). Anche per questo, è abbastanza impressionante vedere come i rapporti di forza tra le coalizioni che si sono presentate davanti agli elettori in occasione delle elezioni politiche 2018 (quelle che hanno determinato la composizione dell’attuale Parlamento) siano rimasti sostanzialmente identici rispetto a un anno fa.

Non si tratta di una sorpresa assoluta, sia chiaro. Da decenni i politologi hanno riscontrato una fortissima “resistenza” degli elettori a spostarsi da un “blocco” all’altro; e dopo il grosso “smottamento” del Movimento 5 Stelle, che tra il 2018 e il 2019 ha perso alcuni milioni di voti – soprattutto verso il centrodestra – la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Così, oggi come un anno fa il centrodestra continua ad essere sulla carta la coalizione più forte con il 48% dei consensi, circa 20 punti in più del centrosinistra versione “liberal”, mentre il M5S rimane al terzo posto con il 14%.

E per quanto riguarda i leader?

Cominciamo dal leader “per eccellenza” di quest’ultimo anno, e cioè lo stesso Mario Draghi. Secondo i principali istituti demoscopici, i suoi livelli di approvazione/fiducia sono rimasti estremamente elevati, facendone la figura politica italiana più apprezzata dagli italiani (ad eccezione del Presidente Mattarella) con percentuali favorevoli sempre superiori al 50% degli italiani, e in molti casi anche al 60%.

Dietro di lui, per molti mesi c’è stato il suo predecessore Giuseppe Conte, che però ha via via perso terreno scendendo sotto il 50% (secondo Ipsos avrebbe perso addirittura 25 punti in un anno, passando dal 61% di gradimento del febbraio 2021 al 36% di oggi).

Sostanzialmente invariati, nell’ultimo anno, i consensi per Giorgia Meloni (spesso sopra il 40%) ed Enrico Letta (stabilmente tra il 30 e il 40% a seconda degli istituti). Si registra invece una certa perdita di appeal per Matteo Salvini, la cui fiducia per alcuni sondaggisti sarebbe scesa sotto il 30%, mentre all’ultimo posto troviamo sempre Matteo Renzi, con valori sempre intorno al 10%.

NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 27 gennaio al 9 febbraio, è stata effettuata il giorno 10 febbraio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demopolis (data di pubblicazione: 4 febbraio), Demos (5 febbraio), EMG (1, 8 e 10 febbraio) Euromedia (31 gennaio), Ipsos (5 febbraio), Ixè (31 gennaio), SWG (31 gennaio e 7 febbraio) e Tecnè (3 febbraio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.