Pacato, non interventista, arbitro imparziale, e a tratti distaccato. Lo storytelling, tanto di moda, ci descrive Sergio Mattarella come uomo silente, anche un po’ grigio, di certo poco incline ad entrare in prima persona nella contesa politico-istituzionale, in netta discontinuità rispetto ai suoi predecessori. E in effetti gli interventi pubblici e ufficiali del presidente della Repubblica, sono stati improntati al rispetto letterale delle prerogative assegnate dalla Costituzione alla figura del Capo dello Stato.
La Carta è assai circoscritta in questa indicazione e limita a dodici, seppur pesanti, capoversi i compiti del Presidente, che vanno dal rappresentare l’unità nazionale al promulgare le leggi, dal comando delle Forza armate alla presidenza del Csm cui si aggiunge la cruciale potestà di sciogliere le Camere. Il modo in cui ogni presidente ha esercitato queste funzioni ha dato vita a una prassi, studiata da storici e costituzionalisti, a cui ogni nuovo presidente si può ispirare e appellare. E di questa prassi Mattarella è studioso assai attento, occupato a non superare in nulla i suoi predecessori anzi, semmai, a tenersi un passo indietro i limiti toccati da alcuni di loro.
Ma lo storytelling inganna
Ma lo storytelling a volte inganna, o quantomeno semplifica e occorre aggiungere qualche particolare, qualche tocco di colore in più. Ad esempio la regola, non scritta, ma conosciuta da tutti i quirinalisti: scaduto il secondo anno di permanenza al Quirinale, quasi tutti i Presidenti hanno acquistato una sorta di maggior sicurezza in se stessi, hanno cominciato a parlare in modo più sciolto, fino a giungere ai casi di Sandro Pertini e Francesco Cossiga, famosi per le loro esternazioni. Nel caso di Mattarella, lo scadere del primo biennio è stato il 31 gennaio di quest’anno. E sarà solo un caso, ma dal 2 febbraio a oggi già due volte il Capo dello Stato ha parlato a braccio, aggiungendo riflessioni pesanti al testo scritto.
Gli interventi sul dibattito politico di Mattarella
Nel primo caso quando ha consegnato le onorificenze al Merito della Repubblica a 40 ‘eroi di tutti i giorni’, e quattro giorni dopo parlando ai giovani magistrati. La scadenza del secondo ‘compleanno’ al Colle coincide poi con il primo momento di crisi politica e istituzionale che Mattarella ha dovuto affrontare, con la sconfitta del referendum costituzionale e le dimissioni di Matteo Renzi da presidente del Consiglio. Il Presidente ha fatto sapere più volte di non voler supplire in nessun modo la politica, ha spiegato di voler essere solo arbitro. Ma ha anche ricordato che il suo ruolo è quello di mettere in campo una moral suasion tanto più efficace quanto meno dichiarata pubblicamente.
La posizione sul voto
E allora sarà solo un caso, ma a nessuno è sfuggito che il suo auspicio era di non votare senza che prima le Camere approvassero una nuova legge elettorale. E chi più volentieri, chi meno, tutti si stanno attrezzando per varare una nuova legge. E ancora sarà solo un caso, ma il Presidente aveva indicato come cruciali due appuntamenti internazionali che l’Italia ospiterà, il 60’ anniversario dei trattati di Roma a marzo e il G7 a maggio. E chi scalpitando, chi di buon grado, tutti sono ormai convinti che non si andrà a votare prima di giugno. Insomma forse, dati alla mano, lo storytelling su Sergio Mattarella dovrà cominciare a farsi un po’ più articolato, e anche un po’ più colorato.