AGI - L'8 febbraio lo scacchista russo Yuri Lvovich Averbakh ha spento 100 candeline diventando il primo "centenario" tra i 'grandi maestri' (GM) della federazione internazionale. Classe 1922, padre ebreo tedesco e madre russa, il giocatore nativo di Kaluga, circa 170 chilometri a sud-ovest di Mosca, è nome noto negli ambienti scacchistici per la sua polivalenza di ruoli e saperi.
Studioso, scrittore, giocatore oltremodo tattico e intuitivo, Averbakh lega il suo nome ai cosiddetti "finali", ovvero quella che è riconosciuta come la terza fase di una partita di scacchi (dopo l'apertura e il mediogioco) scrivendo numerosi libri e diventando un "compositore", ovvero un'analista di posizioni e temi. Ma non solo: almeno quattro varianti di aperture storiche (spagnola, moderna, est-indiana e ovest-indiana) prendono il suo nome.
Laureato in ingegneria fu indeciso fino all'ultimo su quale carriera intraprendere optando, per nostra fortuna, per quello sport che in Russia è popolare quanto il calcio in Italia. Tra le altre cose è stato anche il presidente della Federazione Scacchistica dell'Unione sovietica dal 1973 al 1978 e promotore di molte iniziative in tutto il mondo.
Ancora oggi, nonostante gli acciacchi e il Covid contratto e sconfitto la scorsa estate, il maestro russo dedica ancora diverso tempo davanti alla scacchiera. "Purtroppo, negli ultimi anni la mia vista e l'udito sono molto diminuiti" ha detto in un'intervista a Chess.com, "quindi ora non posso lavorare al computer come prima. A volte mi incontro con alcuni colleghi e condivido con loro le idee che mi vengono in mente".
Non semplici letture e scambio di pareri ma, come sempre, vere dissezioni con tante linee possibili sviluppi. "A volte analizzo ancora i finali di partita e le posizioni più complicate. Capisco che nell'era del computer queste analisi non hanno alcun valore pratico, ma questa attività mi aiuta a mantenere la mente sveglia".
Nel 1949, con un debutto folgorante, vince il campionato di Mosca, facendo doppietta dodici mesi dopo (ne vincerà un terzo nel 1962). Diventa 'maestro Internazionale' nel 1951, 'grande maestro' nel 1952, 'giudice internazionale' per la composizione nel 1956 e 'arbitro Internazionale' nel 1969 ( ha diretto ad esempio alcune sfide epiche tra cui quella tra Karpov e Kasparov). Tra i suoi giocatori preferiti, e da cui trae ispirazione, spicca il nome di Capablanca. Fu tra gli allievi più brillanti di Petr Arsenevich Romanovsky.
Nel 1953 si aggiudica il titolo di campione sovietico sconfiggendo campioni del calibro di Tajmanov e Petrosian. Il punto più alto della sua carriera, però, lo raggiunge, nello stesso anno, con la partecipazione al torneo dei candidati, a Zurigo. L'edizione in cui Smyslov diventòlo sfidante ufficiale del campione del mondo di allora, Michail Botvinnik.
Ancora oggi, nonostante l'età avanzata, segue gli avvenimenti più importanti del panorama scacchistico mondiale. Lo scorso dicembre, ad esempio, ha sostenuto e tifato per Ian Nepomniachtchi nella sfida per la corona mondiale persa contro Magnus Carlsen. "Sono stato molto felice quando Nepo è diventato sfidante ufficiale" vincendo il torneo dei candidati. "È un peccato" ha aggiunto "che non abbia saputo resistere. Tuttavia, credo che il suo talento gli procurerà altre brillanti vittorie"
Si stima che Averbakh abbai giocato, ovviamente in presenza, più di 2500 partite ufficiali. Innumerevoli sono stati i problemi e le linee teoriche innovative da lui proposte alla comunità. Il suo nome tuttavia oggi è legato alle tante pubblicazioni fatte che oggi accompagnato lo studio di tanti aspiranti scacchisti.
"Il mio migliore risultato? Sicuramente l'ultimo libro sulla storia del gioco. Per scriverlo ho raccolto materiale durante tutta la mia vita". Un volume da non perdere, il miglior regalo da fare a un vero monumento degli scacchi.