Il metano su Marte è una never endig story con colpi di scena che si susseguono. Il gas che sulla Terra viene prodotto per lo più dagli esseri viventi (animali e piante) ma che può avere anche origine geologica, ha sempre goduto di particolare attenzione.
C’è, non c’è, c’è solo sporadicamente sono stati i messaggi che ci sono venuti dalle sonde che annusano Marte sia dall’orbita sia sul suolo. Certamente infinitamente meno abbondante che sulla Terra, la presenza di metano nella tenue atmosfera marziana è un indizio che non si può sottovalutare. Se la presenza del gas fosse confermata al di à di ogni ragionevole dubbio, si dovrebbe iniziare a chiedersi quale sia la sua origine.
Mars Express (sonda orbitante dell’ESA che, dal dicembre 2003, sorveglia il pianeta rosso) l’ha rivelato anni fa, poi ancora recentemente, ma questa volta in contemporanea con il rover della NASA Curiosity che, con il suo olfatto finissimo, si era già reso conto che la presenza di metano su Marte varia nel tempo, facendo nascere l’ipotesi che si trattasse di un evento stagionale legato forse all’innalzamento della temperatura che forse risveglia i produttori di metano, oppure, forse libera sacche di gas di natura geologica.
Venerdì scorso al Jet Propulsion laboratory (JPL), che gestisce la missione Curiosity, si è cominciato a discutere di una nuova rivelazione di metano, pare più consistente di quella riportata precedentemente, si parla di una ventina di parti miliardo (ppb). Bruscolini rispetto alle oltre 1.800 ppb del metano nell’atmosfera terrestre, ma su Marte non ci sono mucche, né campi di riso che sono tra i produttori più importanti del metano terrestre.
A Curiosity è stato ordinato di cambiare il suo programma di lavoro e di concentrarsi ad annusare la scia del metano. I risultati sono attesi la prossima settimana quando sarà disponibile anche l’analisi dei dati del veterano Mars Express.
La domanda: c’è metano su Marte? Si potrebbe presto trasformare nella più impegnativa: c’è vita su Marte?