OneWeb è stata colpita dalla maledizione delle costellazioni?
Nel corso degli ultimi 20 anni, Iridium, Globalstar, Orbcomm e Teledesic hanno dichiarato bancarotta, anche se, ad eccezione di Teledesic (che contava su un corposo investimento di Bill Gates), sono poi riuscite a rimettersi in piedi
Quando la corsa di Space-X e OneWeb per costruire la prima costellazione di satelliti capaci di fornire un servizio Internet globale sembrava in pieno svolgimento, arriva la prima avvisaglia di tempesta con OneWeb che chiede la procedura di bancarotta controllata. I suoi soci investitori si sono spaventati per la crescita dei costi e non hanno accettato un nuovo esborso, mentre la ricerca di nuovi investitori, che sembrava promettente, alla fine non ha dato i risultati sperati.
Certo, il panorama finanziario estremamente volatile, a seguito alla diffusione del virus, non ha aiutato OneWeb che aveva lanciato il suo secondo gruppo di 30 satelliti il 18 marzo da Baikonur. Con 74 satelliti già in orbita, e probabilmente molti altri già costruiti, OneWeb adesso spera di poter essere comperata da qualche altra compagnia che abbia più disponibilità di denaro per riuscire a mettere in orbita il resto della costellazione.
OneWeb è stata colpita dalla maledizione delle costellazioni. Una sindrome contagiosissima che, finora, ha colpito tutte le costellazioni satellitari che hanno dovuto dichiarare bancarotta. Alcune si sono poi riprese, altre no.
Se vi interessa la storia, nel corso degli ultimi 20 anni, Iridium, Globalstar, Orbcomm e Teledesic hanno dichiarato bancarotta, anche se, ad eccezione di Teledesic (che contava su un corposo investimento di Bill Gates), sono poi riuscite a rimettersi in piedi.
Diventa, quindi sempre più attuale la dichiarazione di Elon Musk che, al minuto 24 di questa lunga intervista, dice che il primo obiettivo della sua costellazione Starlink è di non finire in bancarotta. Per questo ha abbondonato l’idea di scorporare Starlink (che costa ma, adesso, non rende niente) da Space-X (che invece gestisce il lucroso business dei lanciatori e, quindi, può fare da banca).
Che dire? Meno affollamento celeste per gli astronomi molto preoccupati dalla miriade di oggetti in orbita e certamente meno concorrenza per Space-X che continua a mettere in orbita gruppi di 60 satelliti Starlink ordinatamente impilati nell’ogiva del Falcon 9.
Dopo avere lanciato il primo gruppo di test a maggio dello scorso anno, e poi ancora a novembre, Elon Musk ha annunciato che, durante il 2020, Space-X lancerà una nuova infornata di 60 satelliti con cadenza bisettimanale.
Il 6 gennaio è partito il primo gruppo, il 29 gennaio il secondo, il 17 febbraio il terzo, il 18 marzo il quarto e così via. In effetti, la maggioranza dei lanci Space X del 2020 saranno dedicati alla costellazione Starlink visto che almeno 800 satelliti sono necessari per fornire una copertura moderatamente buona e Musk vuole avere la costellazione di 1584 satelliti operativa a fine anno per iniziare ad offrire il servizio ai 15 milioni di americani che vivono in zone isolate non raggiunte dalla fibra.
Con una simile cadenza di lancio non deve stupire che Space-X sia già diventato il dominatore delle orbite basse. Già con il lancio di febbraio, il conteggio dei satelliti Starlink era arrivato a 300, superando il numero di tutti gli altri satelliti attivi che orbitano a meno di 600 km dalla Terra. Il vulcanico Musk entra nei Guinness dei primati.