Perché gli Stati Uniti hanno fretta di tornare sulla Luna

Il vicepresidente Mike Pence ha dichiarato che gli astronauti americani devono tornare sulla Luna entro 5 anni utilizzando tutti i mezzi necessari. Dopo essere stati i primi a camminare sulla Luna nel ventesimo secolo, vogliono essere i primi a rifarlo nel ventunesimo. Ma il problema restano gli investimenti

luna trump pence nasa
Afp
Test Nasa, 1972

Le parole del vicepresidente Pence richiamano quelle leggendarie di John Kennedy nel suo discorso del 12 settembre 1962 alla Rice University davanti a 40.000 spettatori.

"We choose to go to the Moon! We choose to go to the Moon.  in this decade and do the other things, not because they are easy, but because they are hard; because that goal will serve to organize and measure the best of our energies and skills, because that challenge is one that we are willing to accept, one we are unwilling to postpone, and one we intend to win, and the others, too"

"Abbiamo scelto da andare alla Luna in questa decade, e di fare le altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili, perché questo obiettivo servirà per organizzare e misurare il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché questa sfida è quella che noi siano disposti ad accettare, quella che non siamo disposti a posporre, e quella che vogliamo vincere, insieme alle altre"

 

(fonte: Wikipedia Commons)


L’amministrazione Trump aveva già annunciato nel 2017 la volontà di riportare astronauti americani sulla Luna. Non doveva essere una missione “a bandiere e impronte”, con veicoli usa e getta utilizzati per brevi esplorazioni,  per poi tornare subito a casa. La nuova strategia lunare prevede la costruzione un una piccola stazione spaziale in orbita lunare alla quale è stato dato il nome di Gateway, un cancello che apre il cosmo all’esplorazione umana, dove gli astronauti faranno base prima di effettuare spedizioni sulla superficie lunare in moduli di atterraggio simili a quelli dell’era Apollo. A differenza dei vecchi lander, però, questi sarebbero riutilizzabili e quindi molto più convenienti sul lungo periodo. La chiamano la soluzione camper, in attesa che si trovi il modo di costruire delle infrastrutture lunari.

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Afp
Mike Pence

Secondo le previsioni attuali, il primo componente del Gateway, spedito da razzi senza equipaggio, potrebbe essere mandato in orbita intorno alla Luna nel 2022. Nel 2023 un equipaggio farebbe il primo volo di prova sull’Orion, circumnavigando la Luna e tornando indietro, come fece Apollo 8.

Il test circumlunare sarà il passo necessario per cominciare ad abitare, nello stesso anno, la stazione Gateway. Poco dopo, lo stesso equipaggio potrebbe fare l’ultimo passo e atterrare sulla superficie lunare. Con questo metodo, la NASA pensava di portare astronauti sulla Luna entro la metà del prossimo decennio, per gli ottimisti tra il 2025 e il 2026, per gli altri, non prima del 2028.

Naturalmente, per poter ricoprire il proprio ruolo di base lunare, il Gateway avrà bisogno di molti componenti. Oltre al modulo per la propulsione, quello per l’attracco e alla camera di compensazione per le attività extraveicolari, che saranno aggiunti al modulo abitativo, servirà un modulo per andare e tornare dalla superficie della Luna con o senza equipaggio. Molte di queste attrezzature sono ancora in fase di progetto. Quello che serve è, soprattutto, un lanciatore abbastanza potente per trasportare tutto questo materiale. 

Lo Space Launch System , l’erede del Saturn V,  insieme alla capsula per il trasporto degli astronauti Orion, sono in programmazione più o meno costante dal 2004, quando G.W.Bush propose il primo ritorno alla Luna che fu beffardamente soprannominato Apollo on steroids (Apollo gonfiato).  

Il programma venne accantonato da Obama in favore di una missione umana a Marte, ma questo non accelerò affatto la costruzione del lanciatore e le date previste per i primi lanci hanno continuato a slittare in avanti. Non più tardi dell’11 marzo, l’amministratore della Nasa,  Jim Bridestine, parlando a Cape Canaveral, davanti al modello della capsula Orion, aveva annunciato un nuovo probabile ritardo nello Space Launch System.

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Ciononostante, complice il 50enario dell’Apollo 11 ed i successi del programma lunare cinese, il vicepresidente degli Stati Uniti, parlando il 26 marzo al National Space Council, che era riunito allo Space and Rocket Center in Alabama, ha dichiarato che gli astronauti americani devono tornare sulla Luna entro 5 anni utilizzando tutti i mezzi necessari. Pazienza se il Gateway sarà incompleto. Pazienza se bisognerà usare un altro lanciatore. Gli americani, che sono stati i primi a camminare sulla Luna nel ventesimo secolo, devono essere i primi a rifarlo nel ventunesimo (altrimenti lo faranno i cinesi).

La NASA deve dimostrare coraggio e accettare un’altra sfida che è, più che altro, di natura economica. Con un budget annuale di circa venti miliardi di dollari, la NASA ne destina solo metà alle esplorazioni umane. Solo metà di questa metà può essere usata per il programma lunare, perché il resto serve per le operazioni a supporto della Stazione Spaziale Internazionale.

Anche potendo contare sulla collaborazione (pagata) di Space X, con 5 miliardi di dollari all’anno non si torna sulla Luna.

Lo straordinario successo del programma Apollo è stato basato anche su un budget che adesso la NASA si sogna. Il Presidente Kennedy, dopo avere lanciato la grande sfida lunare aumentò il finanziamento della NASA di un fattore 10. Durante lo sviluppo del programma Apollo, la NASA poteva contare sul 4,5 % del budget federale USA, adesso arriva a malapena allo 0,5%.

 

In blue il budget NASA in miliardi di dollari (normalizzati al volare del 2009) in marrone la percentuale di questo finanziamento rispetto al budget federale USA. E’ evidente la crescita vertiginosa dell’inizio degli anni ’60 che ha permesso il successo del programma Apollo.
 

Il fatto che i fondi siano attribuiti con il contagocce è il motivo principale per lo sviluppo così lento di Orion e SLS, e non si può fare finta che ci sia lo stesso supporto finanziario su cui la NASA poteva  fare affidamento ai tempi della corsa verso la Luna degli anni ’60.

Certo, ora moltissima della tecnologia necessaria è già disponibile e quindi non servirebbe un aumento così importante. Tuttavia rimane sempre vero che non si fanno le nozze con i fichi secchi. Se si vogliono raggiungere grandi risultati bisogna fare investimenti adeguati.

 

Un passaggio di questo articolo è tratto da 'Conquistati dalla Luna' di Patrizia Caraveo, in libreria il 9 maggio per Raffaello Cortina editore.
  



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