La luna è tornata decisamente alla ribalta. Tutte le grandi potenze spaziali dicono di volerci andare (oppure ritornare) più o meno in grande stile. Trump ha emanato una direttiva Luna first (ha voluto smarcarsi da Obama che aveva detto “andiamo su Marte”). L’agenzia spaziale europea (ESA) vorrebbe costruite un Moon Village. India e Cina hanno lanciato, ed hanno in programma, missioni esplorative.
Tutti pazzi per la Luna?
A parole si direbbe di si. Ma i fatti sono un’altra cosa. Anche se la Luna e a poco più di un secondo luce dalla terra, andarci con l’idea di costruire una colonia e tutt’altro che banale. L’ambiente non è certo amichevole e l’assenza di atmosfera e di campo magnetico rende tutto difficile e complicato.
Sulla Luna non si possono usare paracadute, ma occorre frenare con motori che devono partire da Terra insieme al loro combustibile. Dai tempi eroici di Von Braun e del progetto Apollo ben poco è cambiato.
Abbiamo molta più potenza di calcolo e elettronica sofisticata e miniaturizzata ma i bisogni degli astronauti (uomini e donne) sono sempre gli stessi. L’unico vero cambiamento è una molto maggiore attenzione alla valutazione dei rischi e nessuna agenzia sarebbe disposta a fare correre ai propri astronauti i rischi terrificanti che hanno corso gli astronauti del progetto Apollo. Per il resto, oggi come allora, gli astronauti devono respirare, mangiare, vivere in ambienti pressurizzati e a temperatura accettabile, essere protetti dai raggi cosmici, poter comunicare con le basi di terra.
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Tutto questo implica immani trasporti da terra oppure la realizzazione di infrastrutture che estraggano dal suolo lunare i materiali necessari, a patto di avere abbastanza energia disponibile. Occorrerà un generatore nucleare per avere la potenza per sopravvivere dal momento che (tranne in poche località ai poli lunari) l’insolazione non è sufficiente per utilizzare solo pannelli solari.
Il ciclo lunare di 27 giorni significa 13 giorni e mezzo di luce accecante (e caldo bollente) e altrettanti di notte profonda con freddo cosmico, che fa sembrare le regioni polari della terra ridenti località della Riviera. La NASA ha ripreso a studiare questo tipo di generatori, che sono tornati in auge dopo decenni di poco interesse. Le case devono essere rifugi almeno parzialmente sottoterra, perché bisogna poter contare su uno scudo alle radiazioni.
Anche nelle spazio è difficile fare le nozze con i fichi secchi
Per avere un’idea delle difficoltà nella costruzione e nella gestione di una città lunare consiglio di leggere Artemis, il nuovo libro di Andy Weir, quello de Il Marziano. Anche Andy Weir si è rivolto alla Luna e in Artemis racconta avventure quasi thriller ambientate nella prima città sulla Luna.
Weir ha dedicato molta attenzione alla progettazione della sua città lunare costituita da mega bolle con struttura di alluminio ricavato in loco dalla roccia lunare che viene processata in una grande fonderia che produce anche l’ossigeno per la colonia di molte centinaia di persone. Weir usa molte delle idee che sono state studiate, aggiungendo un tocco di realistica fantasia. Non si preoccupa troppo di proteggere gli abitanti di Artemis dalle radiazioni e non usa campi magnetici, come invece propone Marco Peroni nel suo vero progetto di insediamento umano.
Mentre le idee belle e interessanti non fanno difetto, quelli che mancano sono i finanziamenti, sia pubblici sia privati. Il Moon prize di Google è stato cancellato perché nessuno dei 5 potenziali concorrenti (che avevano già superato lunghe selezioni) avevano trovato privati disposti a finanziare il lancio. Nemmeno la Nasa potrà cominciare a progettare veramente il ritorno alla Luna se non riceverà un significativo aumento del budget.
Anche nelle spazio è difficile fare le nozze con i fichi secchi.