Poco più di un mese fa abbiamo parlato di LightSail 2 il progetto della Planetary Society messo in orbita come autostoppista spaziale da un Falcon Heavy. L’autostoppista era un cubesat delle dimensione di una confezione di pan carré dove era ripiegato un sottilissimo foglio di Mylar di circa 30 metri quadrati. Il 23 luglio LightSail 2 è stato liberato dal satellite che l’aveva ospitato, si è aperto e ha dispiegato il suo carico che ha formato 4 pannelli triangolari.
Dalla stazione di controllo a terra hanno ottimizzato la posizione dei petali rispetto al Sole e hanno aspettato, sperando che la spinta, minuscola ma continua, dei fotoni della radiazione solare facesse il suo lavoro e modificasse l’orbita della vela. E così è avvenuto. Poche ore fa Bill Nye, Chief Executive Officer della Planetary Society, ha dichiarato MISSION SUCCESS!
L’apogeo (punto più lontano) dell’orbita ellittica che la vela descrive intorno alla Terra si è alzato. Le voci parlano di 2 km, comunque abbastanza per cantare vittoria. Come dice un raggiante Bill Nye è un sogno che diventa realtà grazie al sostegno di tutti coloro che hanno creduto nel progetto, che si sostiene interamente su donazioni private.
Mentre il principio della vela solare era già stato provato per la navigazione interplanetaria, è la prima volta che si riesce a modificare l’orbita di un oggetto nelle immediate vicinanze della Terra senza l’utilizzo di un motore. LightSail 2 usa solo l’energia trasportata dai fotoni emessi dal Sole. Un metodo certamente non adatto a fare manovre rapide ma potenzialmente interessante per modificare le orbite su tempi scala lunghi.
Vedremo fin dove arriverà durante il mese di agosto. Si prevede che LightSail2 rimanga in orbita per circa un anno, poi farà un rientro di fuoco nell’atmosfera.