il 25 aprile saremo inondati di stelle perché l’Agenzia Spaziale Europea ha deciso di rendere pubblico il più grande catalogo stellare della storia, costruito a partire dai dati di Gaia.
Gaia è una missione dell’Agenzia Spaziale Europea che ha il compito di raccogliere informazioni dettagliate sul maggiore numero di stelle possibile per arrivare ad avere una mappa accurata della nostra galassia e delle galassie satelliti della nostra.
Originariamente GAIA era un acronimo per Global Astrometric Interferometer for Astrophysics poi la missione è stata riprogettata e non utilizza più la tecnica interferometrica, ma il bel nome è rimasto.
Per ogni stella vengono misurati flusso luminoso e posizione. In verità Gaia è un campione assoluto nella misura super accurata della posizione delle stelle che vengono inchiodate nel cielo con accuratezza di 0,1 millesimo di arcosecondo. Un angolo giro (una torta) contiene 360 gradi, ogni grado contiene 60 primi e ogni primo 60 secondi. Per non confondersi con i minuti ed i secondi del tempo, gli astronomi parlano di secondo d’arco o arcsec.
1 arcsec è quindi una fettina di 1/3.600 della nostra torta. Un milliarcsec è un millesimo della fettina (più o meno lo spessore di un capello a 15 km di distanza oppure l’altezza di un astronauta sulla Luna), un decimo di milliarcsec è un decimillesimo della fettina. Sono sicura che non avete mai sentito parlare di questa unità di misura e vi suggerisco di guardare questo breve filmato per rendervi conto di quanto sia piccolo un angolo di 0,1 milliarcsec.
Raggiungere questi valori è tutt’altro che banale ma in astronomia l’accuratezza è importantissima perché posizioni accuratissime posso tramutarsi in distanza. Infatti, confrontando posizioni misurate a 6 mesi di distanza (quando la terra è dalla parte opposta rispetto al Sole), è possibile calcolare la distanza della stella attraverso il suo spostamento parallatico, un antico e robustissimo metodo geometrico. Oltre alla distanza, la misura ripetuta della posizione delle stelle, permette di capire come si muovono nella loro orbita intorno al centro della Galassia per costruire una mappa tridimensionale della nostra Via Lattea.
Un lavoro certosino ma importantissimo perché pone i fondamenti della scala delle distanze nell’Universo, della dinamica della nostra galassia della fisica stellare e anche di quella del sistema solare.
Questi sono i numeri strabilianti del catalogo che va online il 25 aprile dove le dimensioni delle palle sono proporzionali al numero di stelle. Posizione e flusso (nella banda visibile) di 1.692.919.135 stelle (circa un centesimo delle stelle che compongono la nostra galassia) costituiscono il database fondamentale.
Per quasi l’80% delle stelle osservate è stato possibile misurare il colore (per la precisione 1,382 miliardi di stelle hanno una misura nella banda blue e 1,383 miliardi in quella rossa) e per un numero comparabile si è potuto misurare lo spostamento parallattico (quindi la distanza) e moto proprio.
Poi, per un sottoinsieme delle stelle mappate, è stato possibile ricavare informazioni aggiuntive, quali temperatura, raggio, luminosità, variabilità. Il catalogo contiene anche 14.099 oggetti del nostro sistema solare, per lo più asteroidi che hanno attraversato il campo di vista di Gaia.
Gli astronomi lavoreranno per anni per sfruttare questa fantastica banca dati sapendo che il meglio deve ancora venire perché i dati che vanno online (DR2) rappresentano 22 mesi di lavoro di Gaia che ha già accumulato altrettanti mesi di dati, come si intuisce da questa visione tipo tappezzeria di tutti di dati della missione dall’inizio delle osservazioni (25 luglio 2014) ad oggi.
Perché mettere online adesso i risultati ottenuti con dati raccolti due anni fa? La risposta sta nella complessità dell’analisi dei dati che tiene impegnati centinaia di astronomi in sei diversi Data Processing Centers in giro per l’Europa. Il DPC italiano è a Torino dove Mario Lattanzi coordina gli sforzi degli istituti INAF di Torino, Bologna, Capodimonte, Catania, Padova, Roma, Teramo e Trieste.