Come può la complessità aiutarci a guardare il mondo in modo semplice
La scienza contemporanea ci insegna nuove prospettive, che possiamo integrare con quelle classiche

Le società avanzate contemporanee dipendono pesantemente da infrastrutture che forniscono i servizi indispensabili allo svolgimento della vita quotidiana e delle attività lavorative. Se non fosse per quei veri e propri capolavori dell’ingegneria umana che sono i sistemi di rete, energia elettrica, gas, acqua, collegamenti ad internet non riuscirebbero ad arrivare in maniera costante, continua e più o meno uniformemente, nelle nostre case, nei nostri uffici, scuole e fabbriche.
La necessità di servire aree urbane sempre più estese implica una crescita continua in termini di complessità di queste reti, il cui sviluppo per ragioni di tempo e di budget non sempre è preceduto da un'adeguata progettazione.
Infatti, le tecniche classiche di progettazione si basano sul concetto ottocentesco dell'ottimizzazione, ovvera sull'idea platonica che esista una configurazione "perfetta" del sistema.
Sono molti i fattori che possono concorrere a perturbare i sistemi. Per esempio il comportamento dei consumatori diventa una sorgente continua di cambiamenti che mette a dura prova le concezioni classiche di infrastruttura. Per fronteggiare la complessità del mondo, è necessario quindi affiancare agli strumenti classici di progettazione nuovi strumenti per pensare e nuovi modelli della realtà. La cosiddetta "scienza della complessità" rappresenta perfettamente tale cambio di paradigma.
Il paradigma della complessità
La caratteristica principale di questo nuovo approccio è quello di combinare insieme tra loro diverse discipline: dalla teoria del caos a alla fisica statistica fino, naturalmente, alla teoria delle reti. In altri termini si tratta di proporre un vero e proprio superamento del pensiero positivista introducendo fattori non deterministici (che cioè non possono essere previsti né quantificati a priori) sia di natura fisica (dagli eventi climatici alle calamità naturali) che di natura sociale come ad esempio i già ricordati comportamenti irrazionali dei consumatori o i meccanismi di polarizzazione delle informazioni sui social media.
Nella filosofia che emerge e supporta tutta la Scienza della complessità, la progettazione non insegue l'ottimo, ma cerca il buono attraverso il compromesso. I criteri di scelta sono multi-obiettivo: non solo l'efficienza tecnica e la robustezza, ma anche
- la resilienza (la capacità di far ripartire il sistema dopo un disastro),
- l'economicità,
- la rapidità di attuazione,
- la semplicità di gestione e soprattutto
- la qualità del servizio erogato.
Chi progetta all’interno di questo nuovo tipo di approccio, sa che è impossibile prevedere il dettaglio e mira quindi a ridurre la complessità usando pochi parametri descrittivi. In poche parole, la scienza della complessità ci insegna a guardare il sistema da altre prospettive per arrivare alla semplicità: è solo a questo punto che sappiamo come ed entro quali limiti possiamo governare un sistema complesso.