I PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) sono una delle principali fonti di finanziamento della ricerca di base nelle Università e negli enti ricerca italiani.
Un’indagine fatta lo scorso anno da Gruppo2003 per la ricerca scientifica (l’associazione che raccoglie i circa 80 scienziati italiani più citati al mondo in tutte le discipline) ha evidenziato come, a partire dal 2005, il finanziamento PRIN si sia progressivamente ridotto fino a scomparire dopo il 2012, con un solo bando nel 2015 di appena 92 milioni di euro (da dividere in tre anni) per tutte le discipline per tutti gli atenei italiani. Giovanni Bignami aveva fatto notare che 92 milioni era stato il costo del calciatore Higuain e che era umiliante che la ricerca italiana si dovesse misurare in Higuain.
A chi si lamentava veniva detto che i soldi non c’erano, ma forse non era del tutto vero, come ha dimostrato Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita. Con la caparbietà che la contraddistingue, Elena, frugando nei bilanci, ha scoperto che lo IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) aveva in cassa un tesoretto di oltre 400 milioni. Dopo un tira e molla di smentite e di conferme, è stato raggiunto l’accordo tra MIUR e IIT e la Ministra Fedeli, il 27 dicembre scorso, ha annunciato un bando PRIN da 391 milioni.
Alla scadenza del bando, fissata al 29 marzo, sono stati presentati 4.552 progetti divisi tra scienze fisiche, chimiche e ingegneristiche (con 1.641 progetti) scienze della vita (con 1.610 progetti) e scienze sociali e umanistiche (con 1.301 progetti).
Adesso dovranno mettersi al lavoro i 25 comitati di selezione ciascuno dei quali avrà tra 150 e 200 progetti da valutare.
Considerando che ogni progetto può ambire ad un finanziamento massimo di 1,2 milioni di euro, è facile immaginare che il lavoro dei valutatori non sarà facile, dal momento che solo una piccola frazione dei progetti presentati potrà essere selezionato.
Grazie alla battaglia di Elena Cattaneo, il finanziamento governativo alla ricerca scientifica è tornato ai livelli del 2004 (ancora lontano dalle cifre stanziate da Regno Unito, Germania e Svizzera, ma finalmente comparabile con quanto investito in ricerca di base da altri Paesi come la Francia), riallineando l'Italia alle politiche sul finanziamento della ricerca già adottate negli altri Paesi che non hanno mai smesso di finanziare la ricerca di base come volano della conoscenza e della crescita economica. Tutti sanno che la crescita del PIL è direttamente correlata con gli investimenti in ricerca di base. Più ricerca significa più sviluppo e più benessere per tutti.
Ci auguriamo che il PRIN di quest’anno non sia un’eccezione. La ricerca italiana è di ottimo livello e ha bisogno di essere sostenuta in modo adeguato e continuato.