La nuova era dei vaccini antitumorali
Una ricerca della Stanford University conferma che la medicina del futuro sarà sempre più personalizzata

Una nuova era per i vaccini antitumorali. I ricercatori della Stanford University hanno sviluppato un modello preclinico che ha dimostrato di riattivare le cellule T, armandole contro il tumore. In particolare, in un modello animale murino, hanno iniettato 2 agenti nella sede del tumore.
Il primo agente è un piccolo frammento di DNA denominato oligonucleotide CpG: questo agente ha l’obiettivo di amplificare l’espressione di un recettore sulle cellule del sistema immunitario (OX40). Il secondo agente è un anticorpo che si lega ad OX40 ed attiva le cellule T armandole contro il sistema immunitario. Dal momento che entrambi gli agenti sono iniettati nel tumore, vengono attivate solo le cellule T che infiltrano il tumore. I ricercatori anche trapiantato nei modelli animali 2 tipi di tumore: in 2 sedi anatomiche lo stesso tipo di linfoma ed in una terza sede un tumore del colon. Iniettando i 2 agenti in una sede del linfoma, nel topo è regredito anche il linfoma nella sede a distanza e non vi è stato alcun effetto sul tumore del colon. Questa è la dimostrazione che l’approccio dei colleghi di Stanford è altamente selettivo per riconoscere antigeni espressi su determinati tumori, è quindi un trattamento altamente personalizzato. Il modello preclinico verrà presto testato in uno studio di fase I che includerà 15 pazienti con linfoma a basso grado.
Lo studio di Stanford ha molte implicazioni cliniche:
1) Se attivo in setting clinico potrà attivare i linfociti che infiltrano il tumore in una sede ed amplificare la risposta immunitaria di questi specifici linfociti anche in sedi a distanza. Si attivano quindi cellule T altamente specializzate nel riconoscere una determinata forma di tumore.
2) L’approccio innovativo può potenzialmente funzionare in molti tumori ed aprire nuove prospettive di cura.
Ci sono attualmente molte sperimentazioni che riprendono tale metodo, alcune anche in corso in Italia. In particolare stiamo testando in IEO l’iniezione intralesionale di un peptide (Lytix) per aumentare i linfociti infiltranti il tumore. Tale iniezione è seguita dalla somministrazione di pembrolizumab, un anticorpo che stimola il sistema immunitario a livello sistemico. La tecnica del “prime and boost” (“educa e stimola”il sistema immunitario) sarà di certo una nuova frontiera di trattamento in un futuro non molto lontano. Esistono molteplici metodi per fare un “priming”: la radioterapia, la terapia convenzionale, virus attenuati e batteri attenuati iniettati nel tumore: la medicina del futuro sarà sempre più personalizzata!
Giuseppe Curigliano, direttore della divisione sviluppo nuovi farmaci per terapie innovative dell'Istituto Europeo di Oncologia
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