È estate fa caldo, fa caldo. C'è forse qualcosa di strano? Sì, o meglio, si tratta di un'anomalia, che però di va facendo sempre più la regola. Non è un gioco di parole, ma un fatto scientifico, è il linguaggio della scienza del clima, la quale non si occupa del caldo di oggi, ieri o di domani, ma si concentra su come e quanto ciò che osserviamo si discosti dai valori che riteniamo normali, fino a dar vita, nei decenni futuri a una nuova norma.
Prendiamo ad esempio due dati climatici come la temperatura e le precipitazioni stagionali, "nelle ricerche realizzate con i nostri modelli – spiega Paola Mercogliano del CMCC – abbiamo considerato gli scenari dell'IPCC che si riferiscono al periodo 2021-2050 e abbiamo poi analizzato le variazioni riguardano le differenze tra i dati, rispetto a quanto accaduto nel trentennio 1981-2010". La variazione consiste nella distanza del valore medio futuro rispetto al valore del passato. I ricercatori del CMCC escono a produrre informazioni con un dettaglio molto elevato, grazie a un modello climatico regionale ad alta risoluzione che il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamentoi Climatici ha ottimizzato per l'Italia. I risultati ci dicono che il clima in Italia cambia, e lo fa già da subito.
L'Italia nei prossimi decenni
ll cambiamento è descritto, ad esempio, dai dati che riguardano le temperature, non tanto le medie annuali, quanto il numero di giorni in cui le massime supereranno i 29 gradi centigradi. Nelle estati del trentennio che si chiuderà nel 2050, questo succederà, in media ogni anno, per ben nove volte di più di quanto non sia accaduto nel trentennio che ha preceduto il 2010. Nove giorni in una stagione rappresentano un dato rilevante, soprattutto se associato alla perdita delle precipitazioni che nelle stagioni calde diminuiranno in Italia del 22% rispetto al periodo di riferimento, mentre in primavera la diminuzione risulta al 13%. Questo calo delle precipitazioni risulta avere un significato particolarmente rilevante nelle aree dove le piogge sono già scarse, come nel Sud dell'Italia, dove le cifre fanno registrare una diminuzione del 17% in primavera e del 24% in estate.
Le precipitazioni in autunno, invece, faranno registrare un aumento seppur lieve, del 5% al Nord e del 10% al Sud. Un dato questo che potrebbe essere utile a pianificare i modi più utili per capitalizzare quanto più possibile l'acqua che avremo in autunno e che invece mancherà le stagioni più calde.
di Mauro Buonocore - Ufficio Stampa CMCC