È una condizione estremamente drammatica quella che stanno vivendo, in Thailandia, i poveri ragazzi e il loro allenatore, intrappolati ormai da più di dieci giorni in una grotta, senza una via di uscita. Si tratta di una condizione molto difficile da vivere su cui probabilmente, giorno dopo giorno, iniziano a maturare sempre maggiore consapevolezza della gravità, non chiara in una fase iniziale.
Si sono trovati immersi in una condizione completamente inaspettata, frutto della degenerazione di una situazione di partenza goliardica e di condivisione. Una squadra alle prese con il rinforzo psichico, fisico e di gruppo che si è trovata ad affrontare la partita più difficile della vita. Sono stati colti alla sprovvista e si sono trovati intrappolati in questa grotta, in una situazione di emergenza, assolutamente imprevista.
Il fattore sorpresa
Questo è un aspetto molto importante da sottolineare perché, quando viviamo una condizione cui non eravamo psicologicamente preparati e predisposti, l'impatto sulla nostra psiche è molto più forte e profondo soprattutto quando è duraturo e dagli esiti incerti. Questo aspetto cambia notevolmente le reazioni individuali e la capacità di adattamento di ciascun ragazzo. Anche le variabili individuali giocano un ruolo fondamentale e le condizioni di vita che li hanno accompagnati fino a quel momento. Questi ragazzi, purtroppo, si trovano a vivere una condizione di totale incertezza.
Quel luogo che li aveva aiutati a salvarsi dando loro riparo, rischia ora di portarli alla morte. La paura, in questi momenti, può prendere il sopravvento e crescere giorno dopo giorno. Si rischia anche che si perda un po' la speranza. Sarebbe importante farli parlare con l’esterno per dargli forza e fargli percepire che la via d’uscita non è poi così lontana.
L'importanza di essere una squadra
Stiamo comunque parlando di una squadra, di ragazzi uniti e coesi da uno spirito di gruppo. Si tratta di un elemento che, in questo momento, può rivelarsi fondamentale per la loro sopravvivenza perché, nel caso in cui qualcuno volesse mollare psicologicamente, l'altro può rinforzarlo e dargli una mano. Sono, inoltre, insieme al loro allenatore, una persona in cui credono e che li ha aiutati in diversi modi in questi giorni, arrivando anche a togliersi il cibo per darlo a loro.
Gli ha insegnato la meditazione per aiutarli a stare fermi più tempo possibile in quanto, trovandosi in una grotta, ogni movimento in più e ogni parola in più rischiano di consumare quell'ossigeno fondamentale, invece, per la loro sopravvivenza. Ha svolto, quindi, un lavoro psicologico importante di sostegno e di supporto che non può e non deve lasciare spazio all'incertezza, alla paura di non riuscirci e non potersi salvare. Non vorrei mai trovarmi nei suoi panni perché credo che ora stia facendo i conti con i sensi di colpa e il terrore di perderli. Non gli importa il giudizio del mondo, ma di non perdere i suoi ragazzi perché non riuscirebbe mai e poi mai a perdonarselo.
Adesso non devono vincere una partita, devono affrontare la sfida che forse non avrebbero mai voluto affrontare: quella per la vita. Per uscire dalla grotta, salvo che i soccorritori non riescano a trovare una soluzione alternativa, dovranno percorrere un tratto di diversi chilometri parzialmente sott’acqua, con pochissimo ossigeno, particolarmente ostico perché i cunicoli sotterranei rischiano di riempirsi di fango.
Evitare il panico
Molti di loro non sono in grado di nuotare e devono affrontare l'apnea subacquea in una condizione di estrema difficoltà e novità. Hanno pochissimo tempo a disposizione per imparare la tecnica di respirazione e di movimento subacqueo, devono riuscire a immergersi in una condizione in cui non vedono per il fango senza ossigeno, attaccati non solo letteralmente, ma anche fisicamente ad un filo.
Le reazioni irrazionali di paura e di panico, in questi casi, sono purtroppo molto probabili e sono quelle che possono essere fatali perché, soprattutto in acqua, il panico rischia di uccidere anche il subacqueo più esperto. La forza d’animo, la calma, l’equilibrio, il ruolo dell'allenatore e la fiducia che riversano in lui e nei soccorritori a cui si devono affidare, sono, quindi, fondamentali per evitare che questi ragazzi abbiano delle crisi.
Sono già molto stanchi e sono provati fisicamente e psicologicamente. Quando siamo in queste condizioni, purtroppo, la psiche rischia di giocare dei brutti scherzi, la paura rischia di bloccarci e la stanchezza può farci mollare le armi, perché pensiamo di non riuscire più a farcela. È fondamentale, per questo, che anche i soccorritori possano dar loro la forza, la speranza e la grinta necessarie per continuare a combattere. Sono veramente in una condizione al limite e non tutto hanno la stessa forza e sono in grado di far leva sull’istinto di sopravvivenza.