Nel giorno in cui nacque Albert Einstein è morto Stephen Hawking, il più grande scienziato del nostro tempo. Come l’immagine di Einstein con i lunghi capelli bianchi arruffati è l’icona perfetta dello genio a metà strada fra uno scienziato e il mago Merlino, così l’immagine di Hawking su una sedia a rotelle, deformato ma non vinto da una terribile malattia, ci ricorderà per sempre le infinite possibilità della mente umana.
In tutta la sua lunga vita quello che più mi ha colpito è il modo in cui comunicava. Perché da 33 anni aveva perso la voce. Accadde in occasione di un viaggio al Cern di Ginevra: si prese una polmonite molto grave, per farlo respirare i medici gli misero un tubo nella trachea. Non ha mai più parlato. Eppure abbiamo continuato a sentire la sua voce e lui ha continuato a comunicare con il mondo.
Lo ha fatto in due modi (come racconta Wired US in un articolo imperdibile e ricco di dettagli). La voce è il risultato di un sintetizzatore vocale fornito nel 1988 da SpeechPlus che trasforma i testi in voce, partendo da vecchie registrazioni vocali dello scienziato. “Mi dà un accento americano, scandinavo o scozzese”, scherzava Hawking.
La parte più complicata è stata il testo da sintetizzare perché Hawking a causa della Sla si poteva muovere sempre meno. Inizialmente usava una scheda su cui indicava le lettere che formavano le parole.
Così per una decina di anni, finché nel 1997 il co-fondatore della Intel Gordon Moore lo incontrò ad una conferenza e da allora è iniziato un viaggio di venti anni per cercare di non perdere neanche un pensiero dello scienziato più brillante del mondo mentre il suo corpo regrediva sempre di più. Inizialmente si è utilizzato il software di WordPlus che gli consentiva di scegliere le parole su uno schermo attaccato alla sedia a rotelle muovendo il mouse.
n questo modo Hawking scriveva 15 parole al minuto. Ma quando nel 2008 anche la mano lo ha abbandonato, si è passati ad una parola al minuto e allora il team della Intel ha inventato un sistema a raggi infrarossi collegato ad i suoi occhiali che leggeva i movimenti dei muscoli della guancia.
Il problema era disporre di un software che fosse abbastanza veloce nel seguire i suoi pensieri traducendoli in discorsi. Sono stati fatti innumerevoli tentativi, tutti falliti. Finché nel 2013 non è spuntata una soluzione: l’aveva sviluppata una startup di Londra, SwiftKey, che grazie all’intelligenza artificiale è in grado di predire con grande precisione quale parola Hawking volesse scrivere a partire da una singola lettera. E’ lo stesso software che abbiamo oggi sui nostri telefonini. Mentre il sistema inventato dalla Intel si chiama Acat e dal 2015 tutti lo possono utilizzare gratuitamente. L’ultimo regalo al mondo di un uomo immenso.