Si chiamava Opportunity. Ed è il robot che è durato più a lungo; anzi, che è vissuto più a lungo si sarebbe tentati di dire registrando l’emozione negli occhi e nelle parole di uno dei responsabili delle missioni scientifiche della Nasa, che ieri è andato in sala stampa per dire: “Questa mattina ho appreso che il nostro amato Opportunity è rimasto ancora muto. Dichiaro ufficialmente chiusa la sua missione. È un momento emozionante”.
Opportunity era un rover, un rover marziano. Assieme al suo gemello, Spirit, lo abbiamo spedito sul pianeta rosso quindici anni fa, il 7 luglio del 2003. I due rover ci misero sei mesi ad arrivare su Marte, e atterrarono di proposito lontanissimi. Sui due lati opposti del pianeta. Erano lì per esplorare e teoricamente sarebbero dovuti durare 90 giorni. In realtà Spirit è stato disattivato molti anni dopo, nel 2011, e solo perché era finito in una buca di sabbia da cui non riusciva a uscire. Fu una sorta di eutanasia. Mentre Opportunity ha continuato la sua missione solitaria.
Strana vita, se nasci rover marziano. Attraversi tempeste solari o di vento, temperature estreme, paesaggi che nella migliore delle ipotesi sono rocciosi, e non ti fermi mai. Alimentato da una batteria di pannelli solari, il rover ha portato in giro i suoi duecento chili di peso su quattro grosse ruote di gomma muovendosi lentissimamente come un serpente: in tutto ha percorso 45 chilometri, che possono sembrare pochi ma che ci sono serviti a capire quasi tutto quello che sappiamo oggi del pianeta più vicino.
Come il fatto che in quel deserto assoluto un tempo ci fosse l’acqua. E forse la vita. Opportunity è stato per noi soprattutto un geologo: aveva a bordo tre spettrometri, un martello per le rocce e un microscopio; ma è stato anche un eccellente fotografo: le sue tre macchine fotografiche hanno mandato a Terra immagini bellissime e utili per capirne di più sulla nostra galassia.
L’estate scorsa è arrivato in quella che i tecnici della Nasa chiamano la Valle della Perseveranza e forse non c’era posto migliore dove finire se per 15 anni da solo avevi girovagato per Marte superando tempeste di ogni tipo. La Perseveranza era la tua casa. E così la tempesta che lo ha colpito l’undici giugno è stata fatale; la sabbia ha coperto i pannelli solari che hanno smesso di produrre energia e Opportunity si è spento. Da Terra le hanno provate tutte, inutilmente.
La verità è che era un vecchio robot, il nuovo modello, Curiosity, lanciato nel 2012, è alimentato col plutonio e sta ancora lì, in azione. Opportunity no: la tristezza è esagerata, è vero, in fondo era solo silicio e elettroni, ma in un tempo in cui si parla dei robot solo per dire che sono una minaccia e che ci portano via il lavoro, è giusto rendere omaggio a chi è andato al nostro posto alla frontiera della conoscenza per far avanzare la scienza e farci vivere meglio.