Una volta uno scrittore disse che le favole non servono ai bambini per sapere che i draghi esistono, perché quello lo sanno già; ma per convincersi che possono essere battuti. In questa Italia che affonda fra spread e bugie, ho scoperto una favola dove meno me lo aspettavo. E’ la favola di EPS, un acronimo che sta per Electropower Systems, ed è una società che fa sistemi di stoccaggio di energia e microreti elettriche. Appunto, nulla di emozionante. Ma la storia lo è, parecchio.
La storia è questa. Nel 2008 un gruppo di ingegneri che provenivano dai politecnici di Torino e Milano, decide di lanciare una startup: hanno sviluppato una tecnologia per accumulare energia utilizzando le celle di idrogeno e pensano di venderla alle compagnie telefoniche che con i loro ripetitori devono arrivare anche in zone remote e impervie. L’idea sembra buona sulla carta, arriva un investitore importante 360 Capital Partners, ma le cose non vanno.
I soldi finiscono e a un certo punto, nel 2013, si decide di chiudere. Per farlo gli investitori mandano lì Carlaberto Guglielminotti, un manager giovanissimo con un curriculum spettacolare: laurea a Parigi e Torino, master alla Bocconi, specializzazione in Israele e New York, roba vera non come certi curriculum farlocchi che girano dalle parti di palazzo Chigi; tra uno studio e l’altro Carlalberto è diventato avvocato, e ha co-fondato due fra le migliori startup italiane del decennio scorso, Blackshape, che fa aerei ultraleggeri in Puglia; e Restopolis, oggi The Fork, venduta a TripAdvisor. Insomma il giovane manager ha talento, arriva per chiudere tutto e si accorge che a dispetto dei conti in rosso nella società c’è un tesoro fatto da un gruppo di ricercatori eccezionali e un pacchetto di brevetti esplosivi.
Decide di ripartire, convince 360 a metterci altri soldi, un po’ li tira fuori lui, il resto amici e parenti e stavolta funziona: quota EPS alla Borsa di Parigi, convince la Banca europea degli investimenti a dargli altri soldi e inizia a costruire microreti elettriche e sistemi di stoccaggio dell’energia in mezzo mondo, spesso in isole sperdute e bellissime, da Giannutri alle Maldive.
E’ di ieri la notizia che Engie, un colosso globale dell’energia, che nel frattempo aveva già comperato il 51 per cento delle quote, ha lanciato una offerta pubblica di acquisto per un valore totale di 108 milioni di euro. Erano falliti cinque anni fa, ma non si sono arresi e ce l’hanno fatta.
Qui Fausto Boni, che di EPS è stato investitore, racconta la storia dal suo punto di vista.