Renzi lascia o non lascia? E' la domanda che serpeggia da due giorni, ma che in realtà va avanti dal 4 dicembre dello scorso anno, e percorre la minoranza Pd, i possibili alleati di centrosinistra e i principali commentatori.
Repubblica ipotizza addirittura che voglia fondare un nuovo partito alla Macron, ma si becca la secca smentita del Pd; Libero arriva a sparare in prima pagina uno dei suoi titoli che fanno discutere: "Per stendere Renzi bisogna sparargli". Insomma, pochi hanno capito cosa farà Renzi 'da grande', ma la risposta, in un senso o nell'altro, determinerà l'assetto dell'area che va da Ap di Angelino Alfano fino a Sinistra italiana, passando per Mdp e campo progressista.
Lui non scioglie ancora la riserva e prosegue in una doccia fredda di stop and go. Martedì mattina nella enews aveva messo in chiaro: "cercano di mettermi da parte, ma non mollo". In serata al confronto mancato con Di Maio a 'di Martedì' sembra aprire: il premier lo deciderà il Parlamento. Di certo un po' di confusione è dovuta al doppio ruolo di segretario del Pd e quindi candidato premier. Una doppia veste stabilita dallo statuto del Pd al momento della sua fondazione quando Walter Veltroni aveva lanciato la scommessa della vocazione maggioritaria e la legge elettorale era sostanzialmente bipolare.
Oggi tutto è cambiato: dalla nascita del M5s i poli sono tre, la legge elettorale è prevalentemente proporzionale e non ha l'indicazione del candidato premier nelle liste. Ma in mezzo ci sono anche anni di dissapori e veleni a sinistra. Un motivo che spinge molti, fuori e dentro il Pd per chiedere a Renzi di fare un passo indietro nella corsa a palazzo Chigi a favore di una figura più inclusiva. Per ora l'interessato ha chiaro due cose: non intende mollare la guida del Pd e trova inutile azzuffarsi ora per stabilire chi sarà il candidato premier di una coalizione rissosa e con poche chances di vittoria. Il dubbio da sciogliere ora è se basterà un suo passo indietro sulla premiership per far nascere una nuova coalizione di centrosinistra o se la sua sola presenza alla guida del Pd impedirà anche questo.