Manovre al centro. Anche Alternativa Popolare rischia di spaccarsi
Nel frattempo, a sinistra, anche Pisapia non sa più bene che fare

Sotto traccia prosegue il lavoro sulla costituzione delle liste che dovranno affiancare il Pd e formare un'area di centrosinistra da presentare alle urne. Casini è alla regia del fronte dei moderati. L'ex presidente della Camera tiene i fili con Lorenzin e Cicchitto di Ap, con Dellai, De Mita e i cattolici che fanno riferimento a Sant'Egidio. E qualche giorno fa ha incontrato anche Rutelli.
L'ex leader della Margherita potrebbe essere uno dei se non il 'federatore' dell'alleanza ai Dem, ruolo per il quale si candida anche il ministro della Salute che alla direzione di Ap prevista il 24 novembre guiderà la pattuglia, composta anche dai calabresi di Gentile, dai siciliani e da molti deputati, di chi vorrebbe dar vita ad una formazione per fronteggiare - insieme al partito del Nazareno - M5s da una parte e la Lega dall'altra. Ma il ministro dovrà scontrarsi con chi, invece, punta ad andare da soli per poi eventualmente stringere intese con il centrodestra. È Lupi a ribadire la necessità di tenere una linea autonoma per evitare il ripetersi dell'esperienza siciliana e puntare a superare il 3%. Ancora più spinta è la posizione di partenza dei lombardi e di molti senatori del partito che vogliono subito convergere nella quarta gamba del centrodestra.
"Potremmo dirci addio in maniera amichevole"
Al momento la probabilità che si vada verso una spaccatura interna resta alta, anche se lo stesso Alfano vorrebbe evitare lacerazioni. Non si esclude che si arrivi alla conta. La direzione è composta di una novantina di membri: a decidere potrebbero essere i delegati regionali. L'altra strada alla quale pensano in molti in Ap è quella della divisione consensuale. Il timore di restare fuori dal Parlamento spinge infatti diversi dirigenti a optare per un fronte o per l'altro. "Potremmo dirci addio in maniera amichevole", osserva un senatore centrista.
E a sinistra che succede?
Fibrillazioni anche in Campo progressista. La direzione impressa dopo l'incontro tra Pisapia e Fassino è quella di costituire una lista con i Verdi e i Radicali della Bonino. "Ma non c'è niente di scontato", avverte l'ex sindaco di Milano. Ed è lo stesso ex ministro degli Esteri a mettere le mani avanti: "Al momento non c'è alcun accordo con Renzi". Tuttavia nel Pd si sottolinea che la strada è tracciata e non si torna indietro. Il perimetro disegnato al momento non prevede la presenza di Mdp. Gli ex dem oggi torneranno a riunire il coordinamento ma solo per stringere sulla lista a sinistra e preparare - questa l'intenzione - il terreno alla leadership di Grasso. Lo strappo che si è consumato ieri è la prova che non è possibile alcun riavvicinamento con i dem. La sinistra spinge per il ripristino dell'art.18 ma il Pd domani rinvierà la proposta in commissione. Si annuncia quindi già senza prospettive l'incontro che l'esploratore dem Fassino avrà mercoledì con i capigruppo di Mdp e SI.
Intanto Renzi oggi vola in Francia per incontrare il Presidente transalpino, Macron. Obiettivo è stringere un asse in vista delle battaglie europee e rilanciare la sua guida del Pd. Delrio del resto sottolinea la necessità di evitare di logorare la sua leadership: "Un garante nel Pd? Renzi non si farà commissariare".
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