La tensione si fa alta, in casa del Partito Democratico. Dopo la sconfitta alle elezioni regionali in Sicilia si è aperta una vera e propria “caccia al segretario”, con lo scopo di mettere in discussione la leadership di Renzi in vista delle prossime elezioni politiche. Tanto che negli ultimi giorni sono ricomparsi sui giornali (chiamati in causa più o meno direttamente) i nomi di Prodi, Veltroni, D’Alema, Bersani, Fassino: tutti, a vario titolo, ex leader nazionali del centrosinistra, segno che la situazione è preoccupante. E del resto i sondaggi giustificano questa preoccupazione.
Nella Supermedia YouTrend/Agi di questa settimana, infatti, il PD tocca un nuovo record negativo: addirittura scendendo, seppur di pochissimo, sotto il 25%. I quasi due punti e mezzo persi in un mese dai democratici non possono essere solo un’oscillazione fisiologica: il PD è in netta difficoltà, e servirà ben altro che le discussioni sulle alleanze per invertire la tendenza. Il Movimento 5 Stelle quindi si ritrova nettamente in prima posizione, pur flettendo leggermente rispetto a un mese fa (27,3% contro 27,6%).
La novità maggiore riguarda il centrodestra: per la seconda settimana consecutiva infatti Forza Italia fa registrare un forte aumento rispetto al mese precedente, guadagnando 2,2 punti e piazzandosi al terzo posto sorpassando la Lega Nord, che resta sopra il 14% ma perde mezzo punto. Calo quasi del tutto compensato dalla crescita (+0,4%) di Fratelli d’Italia. Chiudono la graduatoria riservata alle liste MDP (3,1%), Sinistra Italiana (2,2%) e una sempre più evanescente Alternativa Popolare (1,9%).
Ma alle prossime elezioni sarà importante non solo e non tanto il dato di lista, ma anche quello della coalizione. La nuova legge elettorale, il Rosatellum, prevede infatti la formazione di coalizioni a sostegno dei candidati nei collegi uninominali maggioritari, in cui il seggio chi arriva primo anche solo per un voto. Ecco allora che il grafico di questa settimana ci mostra il “peso” delle diverse coalizioni, rappresentando plasticamente il “tripolarismo imperfetto” con cui definiremmo l’attuale distribuzione del consenso.
Considerando infatti anche le liste minori che si accompagnano a ciascuna delle due coalizioni principali (Lista Animalista, UDC e altri per il centrodestra, Pisapia, PSI e ciò che resta di Scelta Civica per il centrosinistra), vediamo come il centrodestra sia nettamente la prima coalizione con il 35,7% dei consensi, distanziando di quasi 6 punti quella composta da PD e alleati – da Alfano a Pisapia, ammesso che si tratti di una coalizione realistica. Con questa dinamica, ad essere particolarmente penalizzato risulterebbe il M5S, che andrebbe alle elezioni da solo e quindi senza alleati utili per vincere nei collegi.
Ma occhio agli sviluppi futuri. Lo stesso grafico infatti ci racconta che nel tempo le cose sono cambiate e non poco: negli ultimi sei mesi il centrodestra è cresciuto di cinque punti, centrosinistra e M5S invece ne hanno persi due ciascuno. Da qui alle elezioni (tra quattro mesi, se si voterà a marzo) le cose potrebbero cambiare ulteriormente. Se il centrodestra crescerà di altri tre-quattro punti potrebbe vincere “a valanga” le prossime elezioni; se invece si invertirà la tendenza a favore di PD o M5S potrebbero aprirsi scenari nuovi e totalmente inaspettati.
E qui diventa di primaria importanza l’esito del ballottaggio di questa domenica nel X Municipio di Roma (quello di Ostia, per intenderci). Nonostante si tratti di una sfida locale, infatti, contribuirà a rinsaldare nell’opinione pubblica – e nella psiche collettiva – l’immagine di un dualismo centrodestra-M5S che, come già avvenuto per la Sicilia con la sfida Musumeci-Cancelleri, potrebbe polarizzare le intenzioni di voto a danno del terzo escluso, ossia il PD. Se i democratici non vogliono rischiare l’irrilevanza, devono trovare il modo di invertire questa tendenza…