Nel 2016 ricorreva il centenario della morte di Umberto Boccioni, pittore, scultore e teorico del Futurismo, massimo esponente del movimento. A parte poche iniziative (anche criticate per la scarsa rilevanza), la commemorazione è passata quasi inosservata.
Lo ha sottolineato Roberto Floreani, pittore tra i più apprezzati dell’Astrattismo italiano contemporaneo, apparso in veste di saggista, in occasione della presentazione del suo volume “Umberto Boccioni. Arte-Vita” (Electa Mondadori) al Mondadori Store di Milano Duomo.
Già, perché Floreani al Futurismo ha dedicato quarant’anni di studi appassionati. “Il mio interesse per il Futurismo è nato a 18 anni, per dispetto”. Per dispetto? E nei confronti di chi? “Di Giulio Carlo Argan. Nel suo testo sull’arte moderna, definiva il Futurismo come il più grande movimento del Novecento italiano, eppure gli dedicava solo poche righe a confronto delle numerose pagine dedicate, ad esempio, all’Impressionismo. Perché?”
Per trovare la risposta, Floreani inizia a cercare documenti, ad approfondire e così nasce un interesse che lo conquista, lo nutre e non lo abbandona più. Nel saggio Floreani racconta, con accuratezza da critico rigoroso e sensibilità da artista appassionato, un movimento innovativo, trascinante e un artista sorprendente, Boccioni appunto, capace di folgoranti intuizioni, anticipatore di molti movimenti del nostro contemporaneo. E Floreani ne parla attraverso significativi particolari, portati alla luce da una intelligenza curiosa e sconosciuti a molti appassionati.
La scultura di Boccioni, ad esempio. Quanti sanno della vasta produzione di sculture distrutte da uno sciagurato artista “passatista”, Piero da Verona che le aveva ricevute per custodirle, dopo l’improvvisa morte di Boccioni? Di quelle sculture sappiamo attraverso poche immagini e alcuni commenti, come quelli di Marinetti, ma tanto basta per far sorgere la domanda: Boccioni fu un pittore che faceva sculture o uno scultore che faceva pittura? Dai pochissimi esemplari di sculture giunte a noi e dalle immagini di alcune di quelle distrutte si comprende quanta più innovazione Boccioni concentrò in questo ambito rispetto a quello pittorico.
Ma allora perché in Italia tanta ritrosia nel celebrare Boccioni? Molti i motivi, ricorda Floreani. Partiamo dal più inconsistente: l’associazione Boccioni/Fascismo. Floreani ricorda semplicemente che Boccioni morì tragicamente nel 1916 quando il Fascismo non era ancora nato…
Un altro motivo di ombra, fu che Boccioni e i futuristi non si fecero certo amare dai loro contemporanei. Rissosi e taglienti, rincorrevano le provocazioni di lingua e di mani. Il mondo culturale del periodo, assai poco disposto ad accogliere gli scandali che accompagnavano i futuristi, non poteva certo tollerarli. E allora, quando anche il più strenuo sostenitore, nonché iniziatore del movimento, Marinetti, morì, il movimento cadde in disgrazia. E pochi, sono pronti oggi a riconoscere l’influenza del Futurismo su molta arte d'avanguardia del Novecento nazionale e internazionale.
Ma nella serata milanese di presentazione del saggio su Umberto Boccioni non si è solo ragionato di Futurismo. Il Futurismo Roberto Floreani e Renato Giaretta (alle tastiere) ce lo hanno fatto ascoltare attraverso uno spazio rutilante riempito da emozionanti declamazioni e magiche sonorità. I partecipanti in sala, incantati, hanno sentito il Futurismo scorrere nelle vene.
Solo al termine della serata l’animo si è potuto ricomporre soffermandosi sulle immagini dei quadri di Floreani appesi alle pareti. Dalla grande installazione intitolata Ricordare Boccioni una preziosa selezione di opere, piccoli scrigni di memorie, materia e spiritualità.
Le opere di Roberto Floreani sono visibili fino all'12 febbraio 2018 presso il Mondadori Store - Milano Duomo