Lo sapete che la prima pianta coltivata nello spazio e mangiata degli astronauti è stata la lattuga romana? L’anno scorso sulla base spaziale internazionale, nell’ambito dell’esperimento “Veggie” della NASA, è stata coltivata lattuga “spaziale” e dopo i necessari test che ne hanno garantito la salubrità è stata mangiata dagli astronauti. Purtroppo senza condimenti mi risulta, foglia dopo foglia.
Quando mi sono avvicinato ai primi sistemi di agricoltura spaziale con BioPic.it o per gli addetti ai lavori “sistemi biorigenerativi”, ero in Olanda a Rotterdam e partendo dalle tecnologie usate nelle avanzatissime serre della regione con alcuni ricercatori di startup italo olandesi abbiamo immaginato come sarebbe potuta essere l’agricoltura sul pianeta rosso e soprattutto perché è necessaria una nuova agricoltura per Marte.
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Su Marte l’acqua che scorreva in mari e fiumi in superficie è svanita, probabilmente insieme alla maggior parte dell’atmosfera quindi il terreno è stato “sterilizzato” da radiazioni solari ed ha perso completamente la frazione organica.
Ma oggi grazie ai satelliti radar della NASA in orbita intorno al pianeta rosso e coordinati da un Team dell’Università La Sapienza di Roma, sappiamo che l’acqua su Marte c’è ancora e probabilmente in grande quantità e di relativo facile accesso.
Sotto pochi metri di sassi e rocce marziane i radar hanno rilevato imponenti ghiacciai alti fino a 15 metri, che grazie alla rotazione dell’asse del pianeta Rosso sono anche a latitudini relativamente basse.
La presenza dell’acqua è il cambio di paradigma che ha scatento una nuova “corsa al pianeta rosso”, NASA, CINA, Giappone, ESA Agenzia spaziale Europea e Agenzia spaziale italiana sono impegnati nei prossimi decenni a inviare missioni esplorative o addirittura a costruire una colonia su MArte, come ha dichiarato Elon Musk il patron di Tesla.
La capacità di carico dei nuovi vettori che Space X ( questo il nome della società privata spaziale di Elon Musk) sta già testando con successo è enormemente superiore a quelli di NASA ed ESA, premessa quindi alla possibilità di trasportare su Marte tutto il necessario per rstarci e “terraformarlo”.
Senza agricoltura, non può esistere la vita o almeno non nella forma a cui siamo abituati noi esseri umani, le piante nello spazio oltre a produrre cibo, servono per assorbire la pericolosa anidride carbonica e produrre ossigeno.
Ad oggi l’unico “sistema biorigenerativo” funzionante e capace di supportare la vita umana che conosciamo si chiama Terra, il nostro pianeta infatti grazie alla complessa e quasi miracolosa interazione tra acqua, piante e ossigeno, ha creato la vita e la sostiene da miliardi di anni.
Riprodurre un sistema biologico cosi complesso su Marte sarà molto difficile, ma non impossibile. Nel nostro progetto si inizierà a coltivare negli enormi tunnel vulcanici scavati dalle antiche lave e che grazie alla minore forza di gravità hanno una larghezza anche tripla di quelli terrestri.
L’energia sarà fornita da pannelli solari e da mini reattori nucleari, tecnologia in cui la Russia è molto avanti grazie ai modelli per sommergibili e rompighiaccio o semplicemente per alimentare sperduti villaggi in Siberia.
Nelle grotte, una volta isolate e pressurizzate, potremo crescere fino a 6 raccolti all’anno di cereali grazie a tecniche a LED come lo speed breeding (semina velocizzata) e centinaia di altre piante utili per alimentazione umana e di piccoli animali da allevamento.
Probabilmente i primi insediamenti su Marte saranno più simili alla base Alfa di Spazio 1999 (ciao Martin Landau) che alle cupole viste in tanti altri film di fantascienza.
Una base sotterranea infatti proteggerà anche uomini, piante e animali dagli sbalzi di tempertura, radiazioni e dalle tremende tempeste di sabbia marziane che possono durare mesi.
Elon Musk ha promesso una colonia entro i prossimi 30 anni, la NASA una missione umana entro i prossimi venti e i cinesi con la recente missione sulla faccia nascosta della luna sono entrati in partita. Benvenuti nel secolo marziano!