Sono passati due anni dalla doppietta a Sanremo di Francesco Gabbani, prima nel 2016 tra le nuove proposte, dove si è imposto con “Amen” e poi, soprattutto, l’anno dopo con il tormentone “Occidentali’s Karma”, 28 milioni di stream su Spotify, 219 milioni di visualizzazioni su YouTube per il video ufficiale, una serie infinita di cover e parodie, ma soprattutto molte più discussioni sulla natura di una canzone che per un periodo piuttosto lungo (quello classico del tormentone) ha fatto cantare e ballare l’Italia almeno per quanto l’ha divisa: si nasconde un senso profondo dietro le parole di Gabbani e la sua scimmia nuda che balla? Abbiamo dinanzi un moderno Battiato o un nuovo fenomeno alla Jalisse, che presto sotterreremo nei nostri ricordi?
Due anni e spicci di silenzio dopo eccolo tornare Francesco Gabbani, classe ’82 da Cararra, con “È un’altra cosa”, testo scritto con la collaborazione di uno degli autori più impegnati e geniali della nostra moderna discografia, Francesco Bianconi dei Baustelle. “Si intitola così – dice a Repubblica - ma in realtà non volevo segnare un vero distacco da quello che facevo prima (ride): non è una rivoluzione musicale!”.
Ed effettivamente c’è ben poco di rivoluzionario nel nuovo singolo di Gabbani, anzi, si riconferma quella sensazione agrodolce di quando ci si ritrova spiazzati davanti ad un pezzo che orbita tra due universi tra loro estremamente distanti, quello del tormentone estivo, al quale senza dubbio alcuno ammicca (e la data di uscita ne è un’ulteriore conferma) e la profondità di un testo che non si può proprio dire non sia ben scritto; esattamente come “Occidentali’s Karma”, che ha dato adito a numerose interpretazioni filosofiche sensate (così come a molte altre che lo erano meno).
A differenza di “Occidentali’s Karma”, che catturava già al primo ascolto, “è un’altra cosa” non prende immediatamente, scorre liscia e una volta finito l’ascolto è come se non avessi mai cliccato play. “Non amo spiegare le canzoni, - dice sempre a Repubblica - però quello che vorrei che arrivasse è che quando senti che il sistema in cui vivi è lontano da quello che senti o che vorresti tu, la soluzione non è quella di scappare ma restare cercando di trovare il meglio per te, trovare persone con cui condividere il tuo sentire. Senza preoccuparsi di essere diversi, di essere appunto, un’altra cosa, come dice il titolo”.
Tutto ciò arriva? Poco. Ci ricongiungiamo alla visione gabbaniana del brano quando semplifica tutto, rifiutando la matrice politica e dichiarando che trattasi di una “canzoncina”. Ecco l’effetto è esattamente quello della canzoncina, che non è detto non esploda tra spiagge e lidi nei prossimi mesi estivi e che effettivamente tutto ci pare tranne che particolarmente disturbante, politically incorrect. Il problema, dal punto di vista commerciale, è che stavolta Gabbani non potrà usufruire del trampolino di lancio dell’Ariston e dovrà affrontare il mercato discografico di petto, in mezzo a quei cannibali dell’itpop che negli ultimi due anni, nel frattempo, si sono divorati il mercato aumentando la quantità di merce in esposizione e scatenando una folle rincorsa all’ultimo click.
Se Gabbani terrà botta ce lo dirà soltanto il tempo.