Io dico che "Figurati l'amore" di Mox è l'album rivelazione dell'anno

L’opera prima di Marco Santoro parla dell’amore che fa male e che fa soffrire, ma non è l’ennesimo cantautore indie-pop 

Io dico che "Figurati l'amore" di Mox è l'album rivelazione dell'anno
 Foto: Instagram
 Mox - "Figurati l'amore"

Il 2018 se ne va via regalandoci, in zona Cesarini, una sorpresa: MOX e il suo disco “Figurati l’Amore”. Viviamo tempi di rivoluzione musicale, per quanto riguarda sound si, ma anche contenuti; i più piccoli sono in piazza a regalare numeri da capogiro ai loro idoli trap, i più grandi se la prendono con i più piccoli senza ascoltare una nota, bocciando a prescindere qualsiasi artista non schitarri pop melodico old school. E poi c’è MOX, Marco Santoro all’anagrafe, già cantante di una band romana, i Jonny Blitz, che non ebbe la fortuna che si meritava, e ti tira fuori un disco che non c’entra niente.

Un disco che sta a metà tra il primo cantautorato italiano, quello che oggi ci suona nelle orecchie meravigliosamente vintage, impolverato, disturbato, grezzo, schietto, sincero, Celentanescamente “burbero”; e quel famigerato “indie”, la new generation, l’autorialità 2.0, quella che parla dritto per dritto all’ascoltatore, che strizza l’occhio come un vecchio amico. L’etichetta è la Maciste Dischi così, sulla carta, credi di trovarci Gazzelle, ma ti sbagli, l’intento drammaturgico è del tutto differente, o Canova, ma ti sbagli, molto più intimo, o Galeffi, ma ti sbagli, molto più denso. Dentro ci trovi semplicemente MOX.

L'album

Gli estremamente raffinati nove pezzi che compongono l’album raccontano una storia unica come ogni persona a questo mondo lo è a suo modo; certo non tutti poi riescono a riassumerla quella storia in maniera così sublime e mai rabbiosa, specie se poi quella storia parla di amori andati a male. Un amore verso una donna, più donne, certo, ma anche e soprattutto verso la musica. Non è un caso infatti se le prime parole che aprono il disco siano proprio “Le canzoni hanno bisogno di rispetto”; si percepisce chiaramente che in “Figurati l’amore” viene messa da parte la classica spacconeria di chi appartiene ad una categoria di artisti, gli “indie” appunto.

MOX invece è nudo con la sua chitarra e le sue storie, umile osservatore e narratore del proprio amore; che poi, si intuisce, finisce quasi sempre male, e questo “è molto indie” come direbbero i ventenni (e lo dicono davvero). Ma quello che forse colpisce di più è lo stile, ascolti una sua canzone ed è indiscutibilmente una sua canzone, così come accadeva a tutti i più grandi della storia del cantautorato italiano, a tutti quegli artisti insomma che non hanno semplicemente preso in mano una chitarra coordinandoci sopra delle belle parole, ma che si sono inventati una lingua, un nuovo modo di comunicare, mettendo al mondo, di conseguenza, un intero universo fatto di storie e personaggi ormai cari a tutti.

I primi singoli in classifica Viral Spotify

Ecco, l’impressione è che la strada sia quella: nessuna ricerca spasmodica di like, nessun infimo arrivismo, nessuna sete di notorietà, ma la semplice voglia di raccontare se stesso e la strabiliante capacità di farlo in maniera inimitabile. Il pubblico non è sordo, in quest’epoca specialmente, dove per cambiare canzone o artista basta un velocissimo click, non si ferma ad ascoltare musica che, per un motivo o per un altro, non entri dentro in maniera profonda; così già i primi singoli pre uscita di MOX, “San Lorenzo” e “Ad Maiora”, erano già finiti in classifica Viral di Spotify, incassando sulla piattaforma oltre 200 mila ascolti, che sono veramente tantissimi per un esordio con zero live sulle spalle.

“Figurati l’Amore” non parla certo di astrofisica, è chiaro, ma ci invita, musicalmente, a fare un ragionamento molto tecnico sul perché, nonostante siano state composte centinaia di migliaia di canzoni sull’amore, ancora oggi risulti il sentimento più volte messo in musica, e che stanca si, ma solo a tratti; probabilmente perché per arrivare allo stesso punto si possono intraprendere innumerevoli strade diverse; ecco Mox, trova la sua, che è solo sua, così il suo non è un concept album sull’amore, ma sulle sue storie d’amore.

“Chi mi conosce potrebbe associare un nome di donna ad ogni canzone”, dice infatti a Repubblica XL. Un collage di foto, un video ritrovato su un vecchio cellulare in disuso da anni, che ti inchioda ai ricordi, che ti costringe a tirare le somme. Questo, straordinariamente sadico, è “Figurati l’Amore”. Potremmo anche soffermarci sulle atmosfere leggere e al contempo tormentate di “San Lorenzo”, al sapore agrodolce di “Ad Maiora”, al colpo di tacco di altissimo cantautorato di “Mara”, brano più impegnato e probabilmente migliore di tutto l’album.

Potremmo soffermarci sull’utilizzo che MOX fa della parola, come viene glorificata, masticata, per esempio in “Lacci”, in uno stile che ricorda a tratti il primissimo Capossela, quello più divertito e divertente, quello delle parole che scricchiolano tra i denti in un tripudio di sontuosa poesia; MOX va per tutt’altra direzione, punta più sulla tangibilità, sulla sottrazione; anche questo lo distingue da tutto ciò che gli orbita intorno. Gli altri, forse a corto di cose da dire, caricano, pestano, starnazzano, ti rimpinzano di qualsiasi cosa si possa produrre con uno strumento in mano per non farti accorgere che in realtà non stanno dicendo alcunché, che la loro presenza coincide con il loro scopo; MOX invece presenta a fine pasto un conto decisamente più alto.

Antonio Gno Sarrubbi, a capo della Maciste Dischi, forse il miglior orecchio e talento tra quelli che stanno dietro le quinte del baraccone indie italiano (perché ci vuole talento anche in quel ruolo, anzi, ce ne vuole il doppio) nel presentare il disco dice “Quest’album fa bene alla vita”, mai cosa fu più falsa, questo è un disco, che come i più belli e impegnati e densi, fa del male, toglie molto più di quanto da, e in quel vuoto che lascia alla fine si trova la perla, in quegli attimi di silenzio ai quali ti costringe alla fine dell’ultimo brano nasce l’affezione che suscita. Caro 2018, te ne stavi andando come l’anno dell’esplosione della trap e per poco ti lasciavi sfuggire MOX, che gran figuraccia avresti fatto. 



Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it