Il giornalismo e i trafficanti di dati
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Il giornalismo e i trafficanti di dati

Il giornalismo e i trafficanti di dati

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JONATHAN NICHOLSON / NURPHOTO
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  • Le compagnie sono impreparate a garantire la sicurezza dei nostri dati;
  • In alcuni casi i dati sono stati utilizzati per influenzare le nostre democrazie.

Il più grande scandalo del 2018

  1. Quanto sia stata negligente, debole, insufficiente, la protezione della privacy da parte di Facebook;
  2. L’importanza e il potere dei nostri dati personali;
  3. Il potenziale del loro utilizzo per manipolare le decisioni degli utenti e condizionare l’opinione pubblica la cui libera formazione dovrebbe essere la base delle democrazie;
  4. La disinvoltura con cui noi utenti siamo disposti a cedere la nostra privacy.

La difesa (che è anche una confessione)

  1. La piattaforma è gratuita e “lavora separatamente con gli inserzionisti per mostrare annunci pertinenti”;
  2. “Non vendiamo i dati degli utenti”;
  3. “Vendere le informazioni delle persone agli inserzionisti sarebbe contrario ai nostri interessi commerciali, perché ridurrebbe il valore unico del nostro servizio”;
  4. “L’unico motivo per cui i contenuti nocivi ci sono ancora è perché lo staff e i sistemi di intelligenza artificiale che utilizziamo per esaminarli non sono perfetti, non perché abbiamo un incentivo a ignorare il problema”.

L’accusa

  1. La fuga di dati non sarebbe stata frutto di “condotte abusive” (delle quali il social network sarebbe stato comunque a conoscenza);
  2. Le azioni sono “intrinseche al modello di business”;
  3. Il fatto che le dichiarazioni di Mark Zuckerberg siano arrivate solo “quando le gravi violazioni sono diventate pubbliche”, è una dimostrazione di “malafede”;
  4. Affermare di “non aver mai venduto dati a nessuno è semplicemente falso”;
  5. “Il trasferimento di dati in cambio di denaro è il modello di business su cui Facebook si basa”;
  6. Alle aziende come Facebook, conclude il rapporto “non dovrebbe essere permesso di comportarsi come gangster digitali del mondo online, considerandosi al di sopra e al di fuori della legge”;
  7. Il Comitato raccomanda “ulteriori indagini” per valutare se il social network “stia sfruttando la propria posizione dominante per decidere quale business debba avere successo e quale fallire”;
  8. “La democrazia è messa a rischio dalla disinformazione diffusa attraverso i social media”;
  9. “Le grandi aziende tecnologiche non devono poter crescere in modo esponenziale senza alcun controllo normativo”;
  10. I social media “dovrebbero essere trasparenti”, mentre “la gestione di Facebook è opaca”.

L’importanza del giornalismo

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