"Mi sono schierato contro tutti i papisti, contro il Papa e le indulgenze ma solo predicando la Parola di Dio. E quando io dormivo la parola di Dio operava tali cose che il Papa è caduto". Nella solenne cornice dell’Aula Magna dell’Università Lateranense, intitolata a Benedetto XVI, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale dell'Episcopato Italiano, ha letto ad alta voce questo brano di Lutero che per 5 secoli era considerato offensivo dai cattolici. Ma negli ultimi anni è cambiato completamente l’approccio dei cattolici alla figura di Lutero.
Allo stesso convegno per i 500 anni della Riforma che si è tenuto nell’Università del Papa, ad esempio, è stato commentato il dipinto di Lucas Cranach nella Stadtkirche di Wittenberg, che ritrae Lutero sul pulpito, mentre con una mano indica il Cristo Crocifisso e tiene l'altra appoggiata sulla Scrittura, e in prima fila tra i fedeli ci sono la moglie dell'ex agostiniano e il figlio Hans, quando in passato si accennava alle nozze di Lutero solo per criminalizzarlo come seduttore di un ex suora. "La Riforma avviata da Martin Lutero 5 secoli fa è stata un evento dello Spirito Santo", ha affermato Galantino intervenendo alla Pontificia Università Lateranense ad un Convegno promosso dall'ateneo del Papa per celebrare l'anniversario. "La Riforma - ha sottolineato il vescovo - risponde alla verità espressa nella formula 'ecclesia semper reformanda'". "È stato lo stesso Lutero - ha ricordato il segretario della Cei - a non ritenersi artefice della Riforma scrivendo: 'mentre io dormivo, Dio riformava la Chiesa'". "Anche oggi - ha commentato il presule - la Chiesa ha bisogno di una riforma. E anche oggi a poterla realizzare è Dio solo".
Secondo il numero due della Cei, l'amore di Lutero per la Parola anticipa la sacramentalità della Parola affermata dal Concilio Vaticano II. Così come la "passione per Dio di Lutero è stata, come disse Papa Benedetto in Germania nel 2011, una passione profonda: la molla della sua vita e del suo cammino. Non era certo una questione accademica". Galantino ha anche sottolineato il gesto profetico compiuto da Papa Francesco a Lund, in Svezia, nel suo pellegrinaggio per i 500 anni della Riforma, un viaggio nel quale "dopo 50 anni di dialogo teologico, il Papa ha firmato dichiarazione congiunta per superare i pregiudizi vicendevoli che ancora dividono cattolici e protestanti".
Con la Teologia della Croce Lutero unisce già cattolici e protestanti
Dai lavori è emerso che già oggi cattolici e protestanti hanno un terreno comune nella Teologia della Croce, una fase del pensiero di Lutero all'inizio della Riforma, che è stato presentata non a caso da un teologo dell'Istituto Sophia di Loppiano, il professor Hubertus Blaumeiser, per il quale questa visione “unisce e non divide perché ha il suo fulcro nel Cristo crocifisso e ci rende partecipi della sua vita", ha sottolineato ricordando come Lutero con la Teologia della Croce avesse inteso tra il 1518 e il 1520 "prendere le distanze da quella che egli chiamava la theologia gloriae" cioè dalla teologia scolastica di San Tommaso che con il suo metodo speculativo accreditava l'idea di una cooperazione fra noi esseri umani e Dio in ordine alla salvezza" e dalla conseguente prassi pastorale che ne deriva. Una visione, invece, che ha il suo fulcro nel Cristo crocifisso "ci rende intimamente partecipi della sua vita" e ci spinge "ad una spiritualità che rappresenta una vera e propria mistica della Croce".
Questa lettura ha trovato d'accordo monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della Lateranense, che ha richiamato la lettera di san Paolo agli Efesini come espressione della volontà dell’unità in “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo”. “Sul tema della giustificazione, cattolici e luterani sono uniti, anche se danno letture diverse e questo è importantissimo, perché apre la strada a un’ulteriore possibilità di comunione concreta”, ha rilevato Stefano Cavallotto, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Tor Vergata, commentando l’invito di Papa Francesco, a Lund, in occasione della commemorazione con i luterani, a “essere uniti nel fare e nel testimoniare, al di là delle diversità confessionali che non vanno banalizzate e vanno viste in un’ottica di pluriformità della fede”. Diversità che, secondo Cavallotto, sono alla base del “principio della diversità riconciliata, non conflittuale”.
L’indicazione di Francesco: unità ora è sollevare insieme i deboli
Ma è da Papa Francesco che arrivano le indicazioni più concrete: "rispondiamo all'invito del Signore quando, cattolici e metodisti, accompagniamo e solleviamo insieme i deboli e gli emarginati: coloro che, pur abitando le nostre società, si sentono lontani, stranieri, estranei", ha detto nel discorso rivolto giovedì a una delegazione del Consiglio Metodista Mondiale ricevuto in Vaticano per i 50 anni del dialogo ecumenico con la Chiesa Cattolica. Prendendo spunto dall'anniversario, il Papa ha ricordato il Giubileo ebraico che ogni 50 anni restituiva la libertà agli schiavi e la terra ai braccianti agricoli. "Guardando avanti, oltre i cinquant'anni, abbiamo una certezza - ha detto Francesco - di non poter crescere nella santità senza crescere in una comunione maggiore. Questa è la strada che si apre innanzi nel cammino con la nuova fase di dialogo che sta per avviarsi sul tema della riconciliazione. Non possiamo parlare di preghiera e carità se, insieme, non preghiamo e non ci adoperiamo per la riconciliazione e per la piena comunione tra di noi". "Che il vostro lavoro sulla riconciliazione - ha poi auspicato - sia un dono, e non solo per le nostre comunità, ma per il mondo: sia di stimolo a tutti i cristiani ad essere ovunque ministri di riconciliazione". "È lo Spirito di Dio - ha quindi concluso Francesco - che opera il miracolo dell'unità riconciliata".