Qualcuno ha provato a far fallire il viaggio del Papa in Irlanda 
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Qualcuno ha provato a far fallire il viaggio del Papa in Irlanda 

Qualcuno ha provato a far fallire il viaggio del Papa in Irlanda

 Papa Francesco in un momento di preghiera durante la sua visita in Iralnda
 (Afp) -  Papa Francesco in un momento di preghiera durante la sua visita in Iralnda

Hanno provato a far fallire il viaggio del Papa in Irlanda con un’operazione a orologeria: la diffusione di un dossier redatto (non da solo) dall’ex nunzio in Usa, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

La visita era cominciata del resto in un clima piuttosto gelido: poca gente e poco entusiasmo lungo le strade di Dublino al primo passaggio della Papamobile, solo formalmente cordiale l’accoglienza del Governo.

La Chiesa in Irlanda (pungolata da Benedetto XVI che vi inviò una visita apostolica che ha messo a nudo le contraddizioni di un episcopato più preoccupato di mantenere lo strapotere che aveva che della lotta a questi crimini) si è data nuove regole per garantire la sicurezza dei bambini e delle persone indifese ma decenni di disattenzione colpevole al tema degli abusi hanno creato un distacco tra la gente e le istituzioni ecclesiastiche.

Il duro e quasi offensivo intervento del premier

Nel discorso di saluto al Papa il primo ministro Leo Varadkar ha chiesto più impegno anche personale a Francesco, quasi a dubitare che anche il Papa finora non abbia fatto il massimo. “E’ una storia di dolore e vergogna.

Le ferite sono ancora aperte – ha sottolineato Varadkar – e c’è molto da fare per ottenere giustizia, verità e guarigione per le vittime e i sopravvissuti. Santo Padre – è stato il suo appello -, le chiedo di usare il suo ufficio e la sua influenza per assicurare che venga fatto il possibile qui in Irlanda e in tutto il mondo”.

Ma Francesco non è un formalista e non si è offeso, preferendo andare invece alla sostanza del problema. “Questa piaga aperta ci sfida ad essere fermi e decisi nella ricerca della verità e della giustizia”, ha affermato ad esempio prima dell’Angelus che ha guidato nel più importante santuario mariano del paese, penultimo appuntamento del viaggio apostolico.

“La Madonna – ha detto – guardi con misericordia tutti i membri sofferenti della famiglia del suo Figlio. Pregando davanti alla sua statua, le ho presentato, in particolare, tutti sopravvissuti, vittime di abusi da parte di membri della Chiesa in Irlanda. Nessuno di noi può esimersi dal commuoversi per le storie di minori che hanno patito abusi, che sono stati derubati dell’innocenza, o che sono stati allontanati dalle mamme e abbandonati allo sfregio di dolorosi ricordi”.

“Imploro – ha scandito Francesco – il perdono del Signore per questi peccati, per lo scandalo e il tradimento avvertiti da tanti nella famiglia di Dio. Chiedo alla nostra Madre Beata di intercedere per la guarigione di tutte le persone sopravvissuti agli abusi di qualsiasi tipo e di confermare ogni membro della famiglia cristiana nel risoluto proposito di non permettere mai più che queste situazioni accadano. E anche intercedere per tutti noi perché possiamo procedere sempre con giustizia per riparare per quanto da noi dipenda tanta violenza”.

Resta che Papa Francesco, come si dice, ci ha messo la faccia e man mano che trascorrevano le ore di questo viaggio numero 24 del Pontificato, si è vista crescere la simpatia della gente e dei media verso il Papa Leo Varadkar ha rivolto al Papa parole formalmente gentili ma alla fine piuttosto dure, sollecitando un maggiore impegno della Chiesa nella lotta contro gli abusi.

Francesco ha replicato con la disarmante ammissione del dolore e della vergogna che egli stesso ha confidato di provare personalmente e quella frase fuori testo che resterà nella storia del suo viaggio in Irlanda: “la Chiesa deve eliminare questo flagello ad ogni costo”.

Grazie anche alla lealtà che c’è – e si avverte – dietro alle dichiarazioni di Francesco , conclusa la parte ufficiale della visita il clima attorno al Papa è cambiato. Ed è arrivata anche una folla (non grandissima) a salutarne il passaggio per strada, quando dalla Procettedrale di St. Mary si è recato a incontrare le famiglie senza tetto al Centro di accoglienza dei padri cappuccini.

L’incontro con le vittime e l’esclamazione del Papa sullo schifo che c’era

Ma soprattutto Francesco ha dialogato sabato sera per un’ora e mezza con 8 vittime, un gesto che è stato apprezzato dagli irlandesi che sono abituati a una gerarchia che fuggiva davanti alle sue (oggettive) responsabilità. “Verità, amore e giustizia”, chiedono le vittime di abusi e il Papa è rimasto scioccato dalle loro storie e per definire la qualità morale dei colpevoli ha utilizzato una parola molto forte: “caca”. Già nel discorso alle autorità aveva parlato “crimini ripugnanti”, “causa di sofferenza e di vergogna” per lui stesso in prima persona e per la Chiesa intera.

In Irlanda dal gennaio 1975 si sono registrate 1.259 denunce di abusi contro 489 sacerdoti o religiosi in 26 diocesi, e di questi accusati, solo 36 sono stati portati di fronte ai tribunali penali. Anche se nel 2017 una sola denuncia è relativa ad abusi accaduti dopo l’anno 2000, ovvero la prevenzione degli ultimi anni funziona, resta insoddisfatto il bisogno di giustizia avvertito dalla società irlandese ed espresso dalla manifestazione che si è tenuta a Dublino per chiedere alla Chiesa di fare di più, con le foto di vittime, accompagnate dalle parole “verità”, “amore” e “giustizia”, che sono state proiettate sulle mura del General Post Office.

Francesco ha detto di essere “ben consapevole della condizione dei nostri fratelli e sorelle più vulnerabili”. “Penso specialmente alle donne che nel passato hanno patito situazioni di particolare difficoltà”, ha poi aggiunto riferendosi alla tragedia delle adozioni illegali raccontata dai film Magdalene e Philomena.

“Considerando la realtà dei più vulnerabili”, non si può “che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli”, ha scandito parlando senza mezzi termini di “fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti”. Questo ovviamente non è bastato alle vittime tanto che Marie Collins, sturata da bambina ad opera di un prete, e componente dimissionaria della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ha definito le parole del Papa “deludenti” affermando che “non c’è niente di nuovo”.

La manovra di Palazzo che passa per un ex nunzio insoddisfatto

“In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale riconosca i suoi errori e in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, Papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro”, scrive nel suo sconcertante appello rivolto al Pontefice dall’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò. La frase conclude un dossier (diffuso a orologeria mente il Pap aera impegnato nel difficile viaggio) sul caso dell’ex arcivescovo di Washington Theodore EdgarMcCarrick, colpevole riconosciuto di abusi su seminaristi, al quale proprio per questo Papa Francesco ha tolto il cardinalato con una decisione senza precedenti nell’epoca contemporanea.

Nel poderoso memoriale, monsignor Viganò scrive di aver parlato con Francesco il 23 giugno 2013 dicendogli “Santo Padre, non so se lei conosce il cardinale McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”.

“Il Papa – racconta Viganò – non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento”. Da questa assenza di reazioni l’ex nunzio deduce una volontà di Bergoglio di coprire il cardinale, che invece ha poi scardinalato.

La tesi del “non poteva non sapere” applicata in ambito ecclesiastico sostiene tutto il testo diffuso da monsignor Viganò, che mette in cattiva luce alcuni porporati, in particolare gi ex segretari di Stato Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, e gli ex sostituti Leonardo Sandri e Fernando Filoni, che a suo dire non hanno preso gli opportuni provvedimenti a carico di McCarrich, anche se poi è lui stesso a rivelare che Benedetto XVI aveva imposto segretamente al cardinale McCarrick di ritirarsi a vita privata e non celebrare più pubblicamente, il che significa che almeno Bertone Filoni si occuparono della cosa.

E’ noto in Vaticano che monsignor Viganò si aspettava un prestigioso incarico in Curia ed è invece finito in pensione anticipata al termine del suo quinquennio come nunzio apostolico a Washington. Così negli ultimi mesi l’arcivescovo milanese, a suo tempo protagonista di Vatileaks con le sue denunce a Benedetto XVI circa il malcostume nella Curia Romana e in particolare al Governatorato, finite su libri e giornali, è tornato a puntare il dito contro arcivescovi e cardinali a suo dire corrotti ed ha anche partecipato ad incontri pubblici di ultrà cattolici contrari alle aperture di Papa Francesco.

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