Sotto attacco perché difende gli ultimi

Francesco non è il primo papa a cui accade. Ma mai all'interno della Chiesa si era visto questo accanimento

papa francesco critiche capitalismo internazionale
 Giuseppe Ciccia/NurPhoto
 Papa Francesco (Afp)

Il suo “impegno nella promozione della dignità dei più deboli, specialmente dei bambini e degli adolescenti che sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari”  ha procurato la Papa “talvolta un sentimento di ostilità specialmente tra quanti hanno visto il proprio territorio fortemente investito dalle recenti migrazioni”.  Lo ha sottolineato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Papa Francesco, intervenendo alla Università Lumsa ad un Convegno sui diritti umani promosso dalla Fondazione Ratzinger. E' la prima volta, a mia memoria, che un esponente così autorevole della Santa Sede ammette pubblicamente l'esistenza di attacchi al Papa e ne dà anche la ragione: il suo magistero sociale. Da Giovanni XXIII in avanti, in realtà, tutti i Papi hanno subito trattamenti analoghi per le loro affermazioni a difesa degli ultimi della terra. E questo non li ha certo spinti a tacere.

Lo stesso accade anche ora con Francesco: da parte sua, ha infatti assicurato il segretario di Stato, “la Santa Sede, attraverso le Missioni Permanenti a New York, per quanto concerne i migranti, e a Ginevra, per quanto riguarda i rifugiati, continua ad offrire il proprio contributo attivo alle discussioni e nelle consultazioni preparatorie, promuovendo la visione del Pontefice, incentrata attorno a quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.  E non spaventa certo la Sede Apostolica nemmeno “la crescente insofferenza che si avverte da più parti nei confronti delle Organizzazioni internazionali e della diplomazia multilaterale", che tuttavia "mette oggi in serio pericolo l’interlocuzione sui diritti umani".

“Tali difficoltà – ha assicurato il segretario di Stato – non tolgono l’impegno della Santa Sede nel ricercare un dialogo costruttivo con tutti per difendere le vite in pericolo, né lo sforzo della Chiesa e delle sue istituzioni caritative a interagire con la società civile per favorire soluzioni concrete che allevino la sofferenza dei migranti e tutelino la vita e le attività dei cittadini”. "Da parte sua – ha chiarito Parolin – la Santa Sede ritiene fondamentale favorire il più ampio confronto possibile con tutti gli uomini di buona volontà e con quelle istituzioni che si adoperano per tutelare i diritti dell’uomo, e promuovere il bene comune e lo sviluppo sociale”. “Papa Francesco – ha osservato in proposito il cardinale – ci sprona costantemente a costruire ponti e ponti possono essere costruiti con molteplici interlocutori, sia nel campo multilaterale che in quello bilaterale, tanto con gli Stati che con le Organizzazioni non-governative, con interlocutori religiosi, come pure con soggetti laici e aconfessionali”.

Gli attacchi dall'interno della Chiesa

Un dato originale di questa fase storica della Chiesa Cattolica riguarda però il fatto che al "partito" degli oppositori al Papa si sono iscritti pubblicamente anche alcuni autorevoli ecclesiastici. E anche se la loro contestazione è ammantata da ragioni teologiche (i famosi "dubia" formulati da 4 cardinali sulla comunione ai divorziati risposati, ora possibile caso per caso, senza un'apertura generalizzata, dopo la discussione andata avanti in due Sinodi successivi) ovvero prende a pretesto false accuse al Papa per chiederne le dimissioni come ha fatto l'ex nunzio apostolico negli Usa Carlo Maria Viganò, che a Washington si prostrava davanti al cardinale molestatore McCarrick, per poi "rivelare" nel suo famoso pamphlet di aver detto a Francesco in privato la verità su quell'individuo, dimenticando però che proprio Papa Bergoglio alla fine gli ha tolto il cardinalato, con una decisione senza precedenti nella storia. Una evidente e sconcertante amnesia, analoga probabilmente a quella della quale deve aver sofferto monsignor Viganò dimenticando di restituire a suo fratello 2 milioni di euro, frutto dell'eredità comune, costringendo il Tribunale civile di Milano a condannarlo al pagamento. 

Chi c'è dietro

Ma c'è qualcosa che lega gli attacchi al Papa, dall'esterno e dall'interno della Chiesa. Ed è la matrice. Fuori e dentro la Chiesa sono gli stessi capitalisti internazionali a muoverli. Quelli che finanziarono l’operazione dei dubia e oggi spingono l’ex nunzio Carlo Maria Viganò ed il suo gruppo mediatico. Gli stessi che da Washington costringono il Venezuela e Cuba a una condizione di carestia e di marginalità politica che impedisce il realizzarsi di un multilateralismo del quale il mondo ha bisogno e che potrà esservi solo se e quando l’America Latina ricoprirà l’ideale bolivariano della "patria grande".

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Gli attacchi al Papa arrivano infatti dalla destra conservatrice americana che ha buoni addentellati purtroppo anche nella Chiesa, in Vaticano come in Venezuela. Uomini pronti a tutto per difendere i loro interessi economici al di qua e al di là del Tevere e dell’Atlantico.



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