Papa Francesco e il cardinal Bagnasco contro la demonizzazione degli avversari
Due interventi, un solo tema. Cosa hanno detto, di così simile, il pontefice e l'arcivescovo di Genova

“È triste vedere con quanta facilità oggi si maledice, si disprezza, si insulta. Presi da troppa frenesia, non ci si contiene e si sfoga rabbia su tutto e tutti. Spesso purtroppo chi grida di più e più forte, e chi è più arrabbiato sembra avere ragione e raccoglie consenso. Non lasciamoci contagiare dall’arroganza, non lasciamoci invadere dall’amarezza, noi che mangiamo il Pane che porta in sé ogni dolcezza". Queste le parole di Papa Francesco domenica pomeriggio nella periferia romana, a Casal Bertone, dove ha presieduto i riti del Corpus Domini abbandonando la tradizionale processione tra San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.
A Genova, il cardinale Angelo Bagnasco ha presieduto a Genova la messa in Cattedrale e la processione tradizionale da piazza San Lorenzo al porto antico, ma le sue parole sono state perfettamente in sintonia.
“La cronaca – ha sottolineato – restituisce spesso una rappresentazione triste e preoccupata della realtà, una percezione negativa che sembra sporcare tutto e tutti, e alimenta sospetti verso chiunque ha responsabilità – ha detto il cardinale – L’insinuazione basta per seminare il dubbio e delegittimare tutto e chiunque, un malcostume che crea un clima avvelenato per isolare l’uno dall’altro. Ma sotto la schiuma c’è la vita feconda, una corrente di popolo sano e onesto, che lavora, si prende cura dei figli, dei malati, che si spende per chi ha bisogno riconoscendo in ognuno il volto di Gesù. La fedeltà esiste, fidarsi è possibile, esiste la voglia di costruire per la chiesa e la città. Genova deve restare città accogliente, ospitale, aperta. Il male c’è e nessuno lo nega ma anche il bene esiste”
Non c'è mai stato un uomo più grande del Battista
Dal suo protettore San Giovanni Battista la città di Genova ha molto da imparare. Quella figura “austera e limpida” del precursore, ha detto il cardinale Angelo Bagnasco nell’omelia tenuta in San Lorenzo, “oggi può apparire poco duttile, eccessiva, non accogliente, scostante rispetto alla liquidità generale. Tuttavia di lui Gesù disse: ‘Non vi è uomo più grande!’”.
“Giovanni Battista non si ferma a indicare l’Agnello che riscatta le colpe degli uomini, ma ne proclama anche le conseguenze morali. E lo fa in un contesto storico e culturale che non era per nulla favorevole: egli ricorda la necessità della conversione, di abbassare i colli e spianare le valli, di una vita nella verità”, queste le parole del cardinale risuonate nella Cattedrale cittadina, un monito a prendere sul serio la storia e gli odierni accadimenti. “Sia un Dio vago che non incide sulla vita, sia una morale senza Dio sono carenze diffuse nel nostro tempo e che insidiano tutti”, mentre “San Giovanni testimonia che Dio entra nella concretezza dell’esistenza e che il criterio sicuro del bene e del male è la sua Parola di verità e amore”, ha aggiunto il cardinale osservando che “a volte si predica un Gesù senza ricadute concrete sulla vita” ossia “un Dio talmente aereo che non disturba le nostre abitudini, i gusti individuali, le posizioni di comodo, le scelte che sono considerate buone a prescindere”.
Il cardinale Bagnasco ha dunque esortato a rifiutare la visione melensa di “un Dio talmente compassionevole che ci ama senza verità, poiché l’amore è inteso solo come sentimento e la verità è sostituita con l’opinione. Ma un Dio che non ci dice come vivere, che non ci indica il bene e il male può essere condiviso ma è irrilevante. Potremmo dire che a volte si parla di Dio senza conseguenze”.
“Altre volte – ha proseguito l'arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi europei – si parla di una vita moralmente onesta, ricca di opere buone, ma senza parlare dell’origine, della Bontà che è sorgente di ogni bene particolare: quasi che il Dio Creatore e la sua rivelazione fossero non necessari per condurre una vita virtuosa, come se il soprannaturale fosse superfluo alla natura umana”. Per questo, ha sottolineato, “non dire che il fondamento delle opere buone, della virtù, del dovere è Dio significa affidarsi al soggettivismo che crea una società disumana”.
Tu stesso dà loro da mangiare
"Il popolo di Dio - ha detto invece Papa Francesco a Casal Bertone - ama la lode, non vive di lamentele; è fatto per le benedizioni, non per le lamentazioni, perciò è importante invertire la tendenza, imparando a benedire ciò che abbiamo a non maledire il nostro passato, a donare parole buone da cui sgorgano sempre cascate di bene. Antidoto contro il male, il disprezzo, l’arroganza, l’indifferenza, contro ogni ‘mi dispiace, ma non mi riguarda’, ‘non ho tempo, non posso, non è affare mio’”.
“Nella nostra città affamata di amore e di cura, che soffre di degrado e abbandono”, “davanti a tanti anziani soli, a famiglie in difficoltà, a giovani che stentano a guadagnarsi il pane e ad alimentare i sogni, il Signore ti dice: ‘Tu stesso dà loro da mangiare’ e ‘il tuo poco è tanto agli occhi di Gesù se non lo tieni per te, se lo metti in gioco'”.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it