Francesco apre gli archivi del Vaticano: ecco gli scheletri che potrebbero uscire
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Francesco apre gli archivi del Vaticano: ecco gli scheletri che potrebbero uscire

Francesco apre gli archivi del Vaticano: ecco gli scheletri che potrebbero uscire

Gli archivi segreti del Vaticano
(Agf - Mimmo Frassineti)  - Gli archivi segreti del Vaticano
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Pio XI e il nazismo

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Pio XII e il nazismo

Giovanni Paolo II e la dittatura argentina

“Come potevo supporre che stavo trattando con dei mostri, capaci di buttare persone dagli aerei e altre atrocità simili? Mi si accusa di delitti spaventosi per omissione di aiuto e di denuncia, quando il mio unico peccato era l’ignoranza di ciò che veramente capitava …”. Sono parole pronunciate dal cardinale Pio Laghi il 27 aprile 1995, quando volle dichiarare la sua buona fede davanti alle accuse di essere stato connivente con il regime militare argentino negli anni del suo incarico di nunzio apostolico a Buenos Aires, iniziato il primo luglio 1974, lo stesso giorno della morte del presidente Juan Domingo Perón.

Il futuro prefetto dell’educazione cattolica finì poi la sua missione diplomatica il 21 dicembre 1980, trasferito negli Usa.

Secondo Vatican Insider e Il Sismografo emergono ora elementi a sostegno di un’azione diplomatica dell’allora rappresentante vaticano in Argentina a difesa dei desaparecidos. E certo c'è attesa di leggere queste carte, che forse smentiranno almeno in parte le ricostruzioni di comodo pubblicate da Bruno Passarelli e Fernando Elenberg, nel loro libro “Il Cardinale e i desaparecidos”, nel quale si legge: “Laghi aiutò a salvare vite umane; assistette umanamente e materialmente molti perseguitati; intercedette a favore di detenuti che, abbandonati nelle loro celle, potevano sparire nel nulla in qualsiasi istante, vittime della politica ‘Notte e Nebbia’ alla sudamericana, praticata dai repressori. Inoltre, cercò di verificare dove fossero finiti i “desaparecidos”, per regalare un raggio di speranza ai loro tormentati familiari.

Criticò pubblicamente la Giunta Militare e continuò a farlo sebbene ricevesse minacce di morte e si scontrasse duramente con Vescovi e cappellani militari che appoggiavano il regime e con i quali, in quanto Rappresentante Pontificio, era chiamato a convivere e non a scontrarsi'”. Sembra così replicarsi la controversia sui silenzi di Pio XII. E anche nel caso di Laghi nonostante la buona volontà di alcuni difensori difficilmente si arriverà ad una lettura condivisa dalle vittime della dittatura argentina.

Anche perché l’allora nunzio apostolico si era esposto molto a favore della Giunta militare (ed era amico personale e avversario sui campi da tennis di Emilio Eduardo Massera) dicendo:“Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi che fronteggiano i germi: così nasce la violenza. I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio”. Insomma un capitolo della storia della Chiesa che andrà riscritto con i nuovi documenti.

Le carte sui desaparecidos

“Come potevo supporre che stavo trattando con dei mostri, capaci di buttare persone dagli aerei e altre atrocità simili? Mi si accusa di delitti spaventosi per omissione di aiuto e di denuncia, quando il mio unico peccato era l’ignoranza di ciò che veramente capitava …”. Sono parole pronunciate dal cardinale Pio Laghi il 27 aprile 1995, quando volle dichiarare la sua buona fede davanti alle accuse di essere stato connivente con il regime militare argentino negli anni del suo incarico di nunzio apostolico a Buenos Aires, iniziato il primo luglio 1974, lo stesso giorno della morte del presidente Juan Domingo Perón.

Il futuro prefetto dell’educazione cattolica finì poi la sua missione diplomatica il 21 dicembre 1980, trasferito negli Usa.

Secondo Vatican Insider e Il Sismografo emergono ora elementi a sostegno di un’azione diplomatica dell’allora rappresentante vaticano in Argentina a difesa dei desaparecidos. E certo è consolante leggere queste carte, che in realtà erano già almeno in parte pubblicate da Bruno Passarelli e Fernando Elenberg, nel loro libro “Il Cardinale e i desaparecidos”, nel quale si legge: “Laghi aiutò a salvare vite umane; assistette umanamente e materialmente molti perseguitati; intercedette a favore di detenuti che, abbandonati nelle loro celle, potevano sparire nel nulla in qualsiasi istante, vittime della politica ‘Notte e Nebbia’ alla sudamericana, praticata dai repressori. Inoltre, cercò di verificare dove fossero finiti i “desaparecidos”, per regalare un raggio di speranza ai loro tormentati familiari. Criticò pubblicamente la Giunta Militare e continuò a farlo sebbene ricevesse minacce di morte e si scontrasse duramente con Vescovi e cappellani militari che appoggiavano il regime e con i quali, in quanto Rappresentante Pontificio, era chiamato a convivere e non a scontrarsi'”.

Sembra così replicarsi la controversia sui silenzi di Pio XII. E anche nel caso di Laghi nonostante la buona volontà di alcuni difensori difficilmente si arriverà ad una lettura condivisa dalle vittime della dittatura argentina.

Anche perché l’allora nunzio apostolico si era esposto molto a favore della Giunta militare (ed era amico personale e avversario sui campi da tennis di Emilio Eduardo Massera) dicendo:“Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi che fronteggiano i germi: così nasce la violenza. I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo.

Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio”

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